“E mo che hai sonato, canta”, una risposta di stile a chi non ha pazienza alla guida
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Si usa quando si è stupiti ed è l’espressione in dialetto romanesco che amava Pier Paolo Pasolini, scopriamo per quale motivo.
Tra le principali espressioni romane c’è Anvedi, utilizzata per dichiarare meraviglia. La filosofia del romano come uomo saggio, distaccato, ironico verso la vita gli impedisce di mostrare stupore eppure nel dialetto con anvedi esterna una sensazione che non li appartiene nella normalità. Una curiosità consiste nel fatto che si tratta della preferita da parte di un intellettuale e pensatore come Pier Paolo Pasolini che dichiarò quanto segue in merito: «Ce n’è una che amo particolarmente. É quell’anvedi. Perché è l’unico caso, l’unico momento in cui il romano si scopre. Cioè rivela di possedere la capacità di stupirsi e di non essere sempre apparentemente cinico o distaccato. Perciò l’anvedi mi piace molto».
Proprio nella Capitale, passeggiando lungo via Boccea, ci si imbatte in un piccolo negozio chiamato Anvedi oh!, un emporio che vende di tutto e il cui proprietario è un uomo cinese chiamato però dai romani in modo affettuoso Simone. E fare un giro tra i capolavori architettonici della città eterna non può che offrire innumerevoli occasioni per provare meraviglia, con turisti che accorrono da tutto il mondo per vedere con i propri occhi pagine di storie rese immortali dalle mani umane.
Un patrimonio artistico e culturale superiore ad ogni altra città che rende Roma un posto magico, ricco di sacralità e di magia. Perdersi tra le vie, i ponti, i monumenti, in angoli inaspettati consente di restare spiazzati da quanto la storia sia rimasta immutata nel corso dei secoli e ciò che ci circonda ci parli con la lingua del passato ma anche del presente e del futuro.
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