L”affari de cipolla e bieta”, un verde detto dal significato inaspettato
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Quando qualcuno perde la pazienza alla guida, un tocco di umorismo può rendere tutto più leggero! Ecco infatti una risposta tutta romana e carica d’ironia a chi abusa del clacson.
“E mo che hai sonato, canta” è un modo di dire che capita spesso di sentire a Roma, soprattutto nelle sue strade trafficate, dato che il contesto principale in cui viene pronunciato è il traffico.
È molto colorito e allo stesso tempo sarcastico, ma proprio per questa ragione può essere ritenuto geniale. Una risposta di stile a chi fa troppo uso del clacson.
Capita spesso che a Roma e nei suoi dintorni si creino gli ingorghi stradali, soprattutto durante quelli che sono definiti “gli orari di punta“.
Sono situazioni snervanti, che fanno perdere facilmente la pazienza di chi guida. Contesti nei quali il clacson diventa il migliore amico, soprattutto se c’è davanti qualcuno che procede troppo lentamente o che non è in grado di guidare.
Per questa ragione proprio in queste situazioni, capita quindi di sentir pronunciare la frase, “e mo che hai sonato, canta” e cioè “ora che hai suonato, canta“.
“Mo che hai sonato, canta” è una frase che si dice quindi nel momento in cui qualcuno sta suonando il clacson in maniera eccessiva. È un ironico invito a cantare, dopo aver appunto suonato e tra le righe una richiesta smetterla di premere di continuo il clacson.
Una risposta a dir poco geniale a chi suona troppo, tanto educata quanto allo stesso tempo tagliente! In pratica una risposta “per le righe“.
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