"Esse er mejo fico der bigonzo" un complimento poco conosciuto al di fuori di Roma | Roma.Com

“Esse er mejo fico der bigonzo” un complimento poco conosciuto al di fuori di Roma

È un modo di dire poco conosciuto al di fuori di Roma che nasce sui campi e che in modo simpatico esalta le qualità di qualcuno. Avete mai sentito dire l’espressione”Esse er mejo fico der bigonzo”?

Un’espressione poco conosciuta altrove

Sono un insieme di parole che nascono all’interno di una città e che spesso s’ispirano ai fatti che accadono tra le sue mura. Delle frasi che sono quindi piene di vita ma che difficilmente riescono a essere conosciute all’infuori della città in cui sono nate.

È raro infatti che qualcuno che non vive in un determinato luogo conosca le espressioni che vengono pronunciate con il suo dialetto e i loro significati. Difficilmente quindi qualcuno non è di Roma conoscerà l’espressione “Esse er mejo fico der bigonzo”.

Esaltare la qualità di qualcuno in qualche ambito

È un modo di dire che per essere compreso al meglio avrebbe bisogno di un’interpretazione. Non basta tradurre dal romanesco all’italiano l’espressione “esse er mejo fico der bigonzo” per capire cosa significhi davvero o almeno non in questo caso. Sarebbe davvero complicato capire cosa vuol dire “essere il miglior fico del bigonzo.”

Difficilmente infatti qualcuno che abita fuori dalle mura romane penserebbe che con questo modo di dire si vuole mettere in risalto una persona che all’interno di un gruppo risulta la migliore di altri in qualcosa. Eppure questo è ciò che vuol dire “esse er mejo fico del bigonzo”.

Un’espressione che nasce nei campi

È probabilmente un detto che ha origine nei campi, dato che ha come protagonisti i fichi e un profondo cesto che in dialetto viene chiamato “bigonzo”.

Sembra che nasca perché nei momenti in cui i fichi venivano raccolti dagli alberi, i frutti più ammaccati venivano messi in fondo a questo cesto, mentre invece i migliori venivano sistemati in superficie, probabilmente per fare in modo che non si rovinassero.

Erano appunto “li mejo fichi der bigonzo” in quanto erano più appetibili rispetto agli altri e probabilmente anche più buoni.

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