Il “beccarsi”, un modo alternativo al classico “incontrarsi”
Non ha nulla a che fare con il becco degli animali, sebbene la parola in questione possa a tratti ricordarlo. Ha piuttosto a che fare con gli incontri tra le persone, ma ecco […]
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Tu non sai chi sono io è il titolo del programma ideato e scritto da Alessandro Sortino con Arianna Ciampoli, prodotto da Fremantle in esclusiva per RaiPlay.
Una confidenza 2.0: servendosi dello schermo del loro telefonino, i ragazzi riveleranno ai propri genitori i luoghi più oscuri della loro anima. Un video come corrispondenza priva di soggezione per far luce sulle verità adolescenziali inesplorate.
Rai Play, incubatore di nuove proposte. Una televisione forgiante che recupera dal passato il consueto – forse oggi utopico – scopo educativo di un tempo. Un medium per veicolare un messaggio di congiunzione fra i giovani e gli adulti. Il linguaggio multimediale, artefice per antonomasia delle distanze sociali, stavolta diventa strumento duttile per stabilire un contatto con la famiglia.
“Tu mi credi così, ma io in realtà…” è l’incipit delle quattordici puntate disponibili su Rai Play. Una mini serie che fa spazio a confessioni autentiche da ascoltare, comprendere e preservare come bene collettivo.
C’è la storia di Tasmin, la Tik Toker con il velo, impegnata nello spiegare al papà Imam il suo impegno sui social nel divulgare ai più giovani la cultura e la religione musulmana. La storia di Riccardo, deciso nel riallacciare i rapporti con i familiari, non inclini ad assecondare la sua omosessualità. O anche Alba, una giovane ragazza con la passione per la criminologia, vittima in passato di disturbi alimentari, teme il ritorno della malattia e con coraggio chiede aiuto alla mamma e alla sorella.
La comunicazione affettiva familiare è il presupposto – spesso condizionante – della futura socialità dell’individuo nel mondo esterno.
Tu non sai chi sono io è una mediana trasversale che affina i confini tra genitori e figli.
Sara Matteucci
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