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La storia dei riti più discussi del mondo antico, originari della Grecia e trapiantati a Roma con formule inedite, per un momento di esaltazione della vita terrena, con il beneplacito delle divinità.
I Baccanalia sono un’antica festa pagana che i romani hanno ereditato dai greci ed era propiziatoria per la semina e la raccolta delle messi. Era celebrata il 15 e il 16 marzo e in onore del dio Bacco, con il suo culto misterico che si diffuse nel II secolo a.C., con una funzione religiosa privata, votata alla frenesia sessuale, e una pubblica con opere teatrali che erano rappresentate, sia commedie satiriche che tragedie. I suoi riti portavano i partecipanti a stati d’estasi e di ubriachezza, per entrare in contatto con la divinità, e da questo sarebbe nata la frase odierna fare baccano.
Tito Livio è la principale fonte letteraria romana sui primi baccanali. Riporta il fatto che, inizialmente, era aperta solo alle donne e si svolgeva in tre giorni. Le pratiche sessuali erano anche un modo per festeggiare il ritorno dalla transumanza dei pastori, oltre che finalizzati alla propiziazione. Non permettevano a chiunque di potervi partecipare, ma solo ad alcuni adepti, che in questi casi erano i signori e le signore più ricche.
Ben presto queste festività attirarono l’attenzione della popolazione e furono viste come pericolose per l’ordine morale e sociale. Nel 186 a.C. un’indagine da parte del Senato portò a uno scandalo che ebbe come conseguenza una profonda riforma e che portò a sanzioni pesanti come la distruzione dei templi, la confisca dei beni, l’arresto dei capi e la persecuzione degli adepti, un triste epilogo per una festività che ha affascina ancora oggi per i suoi particolari scabrosi.
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