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In esposizione un’ampia panoramica sull’uso dei marmi colorati, dalle origini fino al secolo scorso nella mostra dal titolo “I colori dell’antico”. Approffitane per vederla: qui tutti i dettagli!
I Musei capitolini mettono in esposizione una selezione di oltre 600 marmi policromi di età imperiale, provenienti dalla collezione interna e dalla Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli, mostrando l’enorme quantità di pietre importate nella Città eterna, influenzando l’architettura di quel periodo storico. In una delle due sale si trovano coppie di campionari, risalenti all’800, insieme a una testa di Dioniso montata su busto non pertinente femminile, composta da otto tipi di marmi diversi e vari strumenti per la lavorazione del marmo provenienti dalla bottega Fiorentini.
Materiali che testimoniano la connessione tra la loro esportazione e l’espansionismo dell’Impero, delineando i territori e la fitta rete di grandi strade dell’impero che partivano dal centro della città antica per raggiungere le aree geografiche più remote. Completa il percorso della mostra un documentario, a cura di Adriano Aymonino e Silvia Davoli, che ripercorre la storia delle materie prime giunte a Roma in relazione alla politica di espansione dell’impero.
L’uso di alcuni marmi colorati risale al Neolitico o alla tarda età del bronzo, come il duro serpentino verde. I faraoni egizi fecero ampio utilizzo di porfidi e alabastri, poi trapiantati in Italia. Durante l’Impero, la lavorazione nelle cave fu ampliata, anche per manifestare il senso di grandezza politica. Con l’Alto Medioevo e la dissoluzione occidentale, prevalse la tendenza al riuso di materiali antichi. Allo stesso tempo si sviluppò la costruzione di pavimenti con lastre reimpiegate che formassero dei motivi geometrici. Durante il Rinascimento si diffuse l’utilizzo dell’ardesia. La mostra è visitabile tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 19.30.
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