I colli di Roma non sono 7 ma molti di più
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Il monumento è una colossale fontana, i cui resti sono ancora oggi visibili, dopo alcuni interventi di restauro. Ecco la storia di uno dei complessi più peculiari della Città eterna.
Il Ninfeo di Alessandro Severo è una fontana di Roma antica, i cui resti si conservano nell’angolo settentrionale di piazza Vittorio Emanuele II nel rione Esquilino. Il monumento si trovava in origine alla confluenza della via Tiburtina, collocamento che ne ha condizionato la forma, trapezoidale. La sua funzione è quella di distribuire l’acqua e per questo è stato realizzato nel tratto conclusivo di una diramazione dell’acquedotto che proveniva dalla porta San Lorenzo.
Da qui provengono le due sculture denominate sin dal Medioevo come i Trofei di Mario, posizionate poi dal 1590 sulla balaustra in cima alla cordonata che sale al Campidoglio. La struttura è costruita in laterizi rivestiti in marmo, si articola su tre livelli, con tre vasche da cui fuoriusciva l’acqua ed è l’unica delle 15 fontane-mostra dell’antica Roma ancora sopravvissute, modello che ha ispirato le grandi mostre d’acqua del tardo Rinascimento e del Barocco, attirando l’attenzione di molti studiosi.
Alla fine dell’800 è stato realizzato un importante restauro, con degli scavi, con la demolizione delle abitazioni private che erano sorte a ridosso. Tra il 1982 ed il 1988 sono stati effettuati nuovi restauri del monumento ed una serie di saggi di scavo, con il rinvenimento di resti di età augustea che sono attribuibili a una precedente fontana, fornendo l’indicazione che l’aspetto originario prevedesse diverse statue come ornamento decorativo, tra cui una del dio Oceano, una che raffigurava l’imperatore e sua madre, due trofei militari, secondo un modello rintracciabile negli archi trionfali romani.
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