Carmentalia, un’antica celebrazione di sapienza e profezia
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Il Tevere è un fiume che negli anni è stato molto importante per la città di Roma, essendo stato una grandissima base commerciale. In suo onore ai tempi di Roma antica sono state dedicate due feste, tanto ricche quanto simili tra loro; la Portunalia e la Tiberinalia.
Portunus era considerato come il dio che proteggeva il porto. Questo era figlio della dea marina Ino-Leucoteca e veniva celebrato il 17 agosto con una grande festa che si celebrava sul fiume Tevere e che veniva chiamata Portunalia.
Questa iniziava alle prime luci del mattino con una processione delle barche, che arricchite dai fiori sfilavano lungo le acque del fiume Tevere le quali erano state benedette per l’occasione. I fiori venivano poi gettati nel fiume e la cerimonia proseguiva nel tempio di Portunus.
All’interno del tempio si svolgevano 2 riti; un primo che consisteva nel bruciare delle chiavi ed un secondo nel quale venivano messi ad arrostire dei pesci che successivamente avrebbero sfamato la gente partecipante alla festa.
Terminato il pasto, le barche tornavano a sfilare lungo il fiume, decorate da delle ghirlande ed accompagnate dai canti dei marinai, che con un boccale di vino in mano e la felicità nel cuore, omaggiavano e celebravano il dio dei porti, che li aveva sempre protetti durante le loro lunghe navigazioni.
La festa terminava nella tarda notte, nel momento in cui le fiaccole, che avevano illuminato il fiume per tutto il giorno, si spegnevano
Tiber Pater era invece il dio Tevere che proteggeva il fiume e chi lo solcava. Era una divinità molto antica il cui nome però non poteva essere divulgato, per questo motivo inizialmente non si hanno molte fonti su di lui. Nei secoli però, il dogma cambia e appaiono le prime rappresentazioni del dio.
Tiber veniva identificato come il marito della dea Gea, che rappresentava la terra, ed era raffigurato come un uomo forte, barbuto, coronato da una ghirlanda di piante acquatiche.
A lui era stato edificato un santuario sull’attuale Isola Tiberina e anche a lui come al dio Portunus, veniva dedicata una grandissima festa. Inizialmente questa avveniva nella primavera, in ricorrenza della costruzione del tempio, ma successivamente venne spostata all’8 dicembre.
Anche questa iniziava all’alba, un momento nel quale i pescatori con le loro barche andavano alla caccia dei pesci del fiume, che successivamente venivano cotti per sfamare l’intera città.
Anche in questa occasione le barche venivano adornate con stoffe e ghirlande, che venivano poi gettati nelle acque del Tevere insieme. Insieme ai fiori veniva anche sparso il vino, come se il fiume fosse un partecipante alla festa e bevesse anche lui.
Con le barche veniva poi fatto il giro dei cippi, monumenti funerari. La sera invece venivano accese delle grandi fiaccole che avrebbero benedetto le barche e le reti dei pescatori. Anche queste successivamente venivano gettate in acqua e concludevano la giornata dedicata al dio Tevere.
Portunus e Tiber sono state quindi due divinità davvero importanti per la società di Roma antica, in quanto protettrici del fiume Tevere, la base di ogni traffico romano.
Sono stati poi due dei molto simili tra loro; qualche studioso infatti ritiene che Tiber e Portus siano in realtà lo stesso dio, solo rappresentato con un nome diverso. Dopotutto, anche le celebrazioni a loro dedicate sono quasi identiche.
Alcuni studiosi invece identificano Portunus come il dio Giano, protettore delle porte, la cui funzione però è estesa anche ai porti. Spesso infatti quest’ultimo veniva raffigurato come un uomo con in mano due chiavi, esattamente come San Pietro che detiene le chiavi del Paradiso. Tiber invece veniva rappresentato come il figlio di Giano e fratello di Fontus, dio delle sorgenti.
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