Il baccalà in umido, l’immancabile piatto della tradizione
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Tra superstizione e gusto, le lenticchie non mancano mai su una tavola romana in occasione del cenone di fine anno, ma non tutti sanno il perché.
Le lenticchie sono tra i legumi più antichi. Pare che siano state coltivate già nel 7000 A.C. da alcune popolazioni asiatiche e, una volta importante nei territori bagnati dal Mediterraneo, sono state utilizzate per produrre pane e dolci. Ricche di fibre, fosforo, vitamine e potassio sono tra i sostituti più validi per chi sceglie di seguire una dieta vegetariana visto che le loro proprietà le rendono un valido sostituto della carne. Colpisce anche il suo diverso utilizzo, dal primo piatto con la zuppa al contorno in compagnia di cereali o di insalata. La distinzione avviene anche sulla base del colore e delle dimensioni.
Una delle ricette più veloci vede come primo passaggio il loro lavaggio, l’inserimento in una pentola con acqua fredda in modo che siano completamente coperte, per poi cuocerle a fuoco basso per qualche minuto e scolarle. Preparare un trito a base di sedano, cipolla e carota, soffrirgerlo con un filo d’olio, tagliare la pancetta a dadi e unirla al soffritto per rosolarla, con l’aggiunta anche del vino per sfumare il tutto. A questo punto aggiungere le lenticchie insieme a una quantità di acqua sufficiente a coprire tutti gli ingredienti. Una volta che raggiunge il bollore proseguire la cottura per 20 minuti coprendo con il coperchio e mescolando di tanto in tanto.
Le lenticchie sono un cibo benaugurante, una tradizione che deriva dalla Bibbia, con numerosi passi che parlano di questo. Anche al tempo degli antichi romani questo legume era piuttosto famoso ed era uso regalarne una borsa alle persone care in quanto, per la forma, ricordavano molto delle monete, con l’augurio che ognuna si trasformasse in denaro. La notte di San Silvestro è consuetudine mangiarne qualcuna, prima della mezzanotte, con la speranza che l’anno nuovo sia fortunato.
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