La Fontana della Minerva, il ricordo monumentale di una grande costruzione | Roma.Com

La Fontana della Minerva, il ricordo monumentale di una grande costruzione

Hai mai visto questa fontana? Si trova in una delle piazze più importanti di Roma e non è solamente una delle vasche più affascinanti d’Italia, ma anche un bellissimo omaggio che commemora la costruzione di uno dei più importanti acquedotti di Roma.

Uno dei monumenti più particolari della Capitale, chi l’ha realizzata

In piazza della Minerva si trova uno dei nove obelischi di Roma, di fronte alla basilica di Santa Maria sopra Minerva. A scolpirlo fu Ercole Ferrata, su disegno di Gian Lorenzo Bernini nel 1667 ed è posizionato sulle spalle di un piccolo elefante di marmo. Si trovava in origine nella città egiziana di Eliopoli ed è stato trasportato nella città eterna, come altri sparsi per Roma, con il fine di decorare il Tempio di Iside al Campo Marzio.

Il perché della scelta dell’elefante nell’iscrizione alla base dell’obelisco

Il modello è stato offerto da un elefantino portato in omaggio all’Urbe da Cristina di Svezia dopo che si era convertita al cattolicesimo e l’animale simboleggia la gloria di papa Alessandro VII e l’esaltazione della Saggezza Divina come riporta l’iscrizione: “Chiunque osservi le immagini scolpite della saggezza egizia sull’obelisco trasportato dall’elefante, la più forte delle bestie, si rende conto che ci vuole una mente robusta per trasportare una solida saggezza”.

Un’altra sfida architettonica vinta da Bernini, la diatriba con i domenicani

L’opera fu contestata dai domenicani del vicino convento per il fatto che l’elefante come basamento avrebbe rischiato di minare l’instabilità del complesso. Gian Lorenzo Bernini ha rivoluzionato i canoni dell’architettura moderna e vinto sfide relative all’equilibrio delle strutture create. Aveva già realizzato la Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona con un obelisco sistemato su una roccia vuota e non si lasciò intimorire. Una volta concluso il monumento, avrebbe reagito alle critiche con una beffa, riportata anche da un distico che circolò per Roma: “L’elefante volge le terga e grida con la proboscide rivolta all’indietro: frati domenicani, qui mi state“.

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