“Morto ’n Papa se ne fa n’altro” lo spietato proverbio che ci ricorda che niente dura per sempre | Roma.Com
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“Morto ’n Papa se ne fa n’altro” lo spietato proverbio che ci ricorda che niente dura per sempre

“Morto ’n Papa se ne fa n’altro” è il modo in cui Roma ti ricorda che nessuno è eterno, nemmeno il Papa. Un proverbio spietato ma verissimo, perfetto per ridimensionare chi si prende troppo sul serio.

La spietata saggezza romana

Dire “Morto ’n Papa se ne fa n’altro” significa accettare, con disarmante realismo, che nessuno è indispensabile. Il proverbio nasce a Roma, città che da secoli osserva il susseguirsi di papi, imperatori e potenti, imparando a non stupirsi mai troppo del cambiamento. Il Papa, figura simbolo del potere spirituale assoluto, viene qui ridimensionato: perfino lui, se muore, sarà sostituito in breve tempo. Il detto, secco e implacabile, racchiude in sé tutta la filosofia cinica e terrena del popolo romano.

Un proverbio che suona come un avvertimento

Questa espressione è spesso usata nei contesti più diversi, per ridimensionare l’importanza di una persona che si crede insostituibile o per ricordare, con un sorriso amaro, che tutto scorre. Sul lavoro, in politica, in amore: “morto un Papa” è una scrollata di spalle collettiva, un invito ad andare avanti. È anche un modo per elaborare il distacco o la perdita con una certa ironia, evitando il dramma. Per i romani, abituati alla caducità delle cose e dei poteri, nulla è eterno, e nessuno è intoccabile.

Un cinismo utile, forse necessario

Più che spietato, questo proverbio è forse profondamente utile. Ricorda che bisogna avere sempre un certo distacco dalle cose, anche da quelle che sembrano più grandi di noi. È una filosofia popolare che si difende dal dolore del cambiamento con il sarcasmo, e che insegna a non legarsi troppo a ruoli o figure. Perché, in fin dei conti, tutto passa: anche un Papa. Anche il dolore. Anche noi. E Roma resta, con i suoi detti, la sua storia e quella capacità unica di raccontare la verità con una battuta.

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