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Con un rito in onore di Marte, a metà ottobre si celebrava la fine della stagione agricola e di quella militare, con una corsa di carri a due cavalli in Campo Marzio.
October Equus è una delle celebrazioni religiose più importanti dell’Antica Roma. Ogni 15 ottobre avveniva un sacrificio animale in onore di Marte, in coincidenza con la conclusione della stagione agricola e delle attività militari. Le corse dei carri a due cavalli si svolgevano in Campo Marzio, l’area di Roma dedicata a Marte e al termine il cavallo di destra della biga della squadra vincente veniva trafitto con una lancia e sacrificato. La testa e la coda erano tagliate, con quest’ultima portata alla Regia per alimentare il fuoco sacro della città.
La prima citazione di questo rito è da parte di Timeo, storico del III secolo a.C. che collega il sacrificio al Cavallo di Troia e alla rivendicazione da parte dei Romani di discendere da Enea. L’ultima risale al 354 d.C. all’interno del Calendario di Filocalo in cui è annotato che la festività era ancora celebrata, nonostante il Cristianesimo fosse già diventato la religione dominante nell’Impero. Verrio Flacco osserva che il rituale del cavallo era compiuto per ringraziare per il completamento del raccolto, dato che il frumento invernale era seminato in autunno.
Come per altre cerimonie che si svolgevano in ottobre, il sacrificio avveniva al tempo del ritorno dell’esercito e del suo reintegro nella società, motivo per il quale Verrio spiega anche che il cavallo simboleggia la guerra visto che in agricoltura erano utilizzati i buoi. Il rituale era eseguito all’esterno del perimetro sacro di Roma. Nella storia iniziale di Roma, i ruoli del soldato e del contadino erano complementari e testimonia quanto le motivazioni di questo rito siano collegabili tra di loro.
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