Roma...namente: 3 cose da non fare quando c'è il derby | Roma.Com

Roma…namente: 3 cose da non fare quando c’è il derby

Il derby non è una normale partita di calcio, ma un momento molto sentito dei romani, che divide la città in due tifoserie: laziali e romanisti. Con Roma…namente vogliamo suggerirti tre cose da non fare in quest’occasione. Ti aiuteranno a vivere il momento con tranquillità, senza soprattutto dover litigare con qualcuno. 

1. Non parlare al romanista della Lazio e viceversa

Tra romanisti e laziali c’è una regola non scritta che vale oro: “mai nominare l’altra squadra, soprattutto se non c’è il derby di mezzo“. È un po’ come una tregua silenziosa, ma carica di significato. Il romanista, quando non si gioca il derby, non vuole sentire parlare della Lazio. È come nominare Voldemort: meglio evitarlo per non guastare l’atmosfera. Stesso discorso vale per il laziale: non pronunciare “Roma”, a meno che non sia indispensabile.

Per i tifosi più accaniti, parlare dell’altra squadra è quasi un’offesa personale, un’attenzione immeritata che non si vuole concedere.

Insomma, se sei un tifoso neutrale o uno straniero a Roma, fai attenzione: parlare della Lazio con un romanista o della Roma con un laziale, fuori contesto, può metterti nei guai. È una questione di rispetto, ma anche di cultura calcistica romana.

2. Non insultare la squadra avversaria

Una seconda regola non scritta che i tifosi più saggi rispettano è: non insultare l’altra squadra, soprattutto se non c’è il derby. Certo, la battuta di sfottò ci scappa sempre, ma il vero tifoso sa che il calcio è passione, non odio. Parlare male dell’avversario fuori contesto spesso è più un segno di ossessione che di rivalità, e questo chi ama davvero la propria squadra lo sa bene.

Insultare l’avversario non aggiunge nulla alla propria gloria, mentre mantenere la rivalità entro i limiti dello sport fa crescere la passione in modo sano.

3. Non andare in curva se non sei un tifoso

Non andare poi in curva se non sei un vero tifoso della squadra. La curva è un luogo sacro, un tempio dove si canta, si soffre e si esulta insieme, ma soprattutto dove si vive il calcio con un’intensità unica. Non è solo questione di tifo: è appartenenza, fede, e una certa “etichetta” che devi rispettare.

Se sei lì solo per curiosità, rischi di trovarti fuori posto. In curva non si sta seduti a guardare la partita in silenzio: si canta, si urla, si alzano le sciarpe al cielo. Significa essere parte di una comunità, ed è evidente quando qualcuno non ci appartiene davvero.

Quindi, se non ti senti pronto a vivere l’esperienza fino in fondo, meglio scegliere un altro settore dello stadio.

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