3 vicoli nascosti che se sei Romano li conosci meglio delle tasche tue
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Vivere a Roma, lo sappiamo e lo ribadiamo, è un atto di coraggio. C’è chi la sceglie, c’è chi ci nasce, ma non basta semplicemente avere domicilio o residenza per poter trovare il proprio amore per questa città. Quando, però, si riesce a provare questo folle e profondo sentimento si acquisisce la possibilità di sopravvivere a tutti i suoi difetti. L’amore rende ciechi, si sa, ma in questo specifico caso fornisce delle vere e proprie skills in grado di fornirvi la cittadinanza ad honorem.
Le regole che vi daremo oggi sono un po’ la base ironica per poter prendere dimestichezza con la vita romana e con la romanità. Le prime abilità da dover acquisire qualora voi vogliate passare più di qualche settimana tra le sue vie. Perché le scelte, specie quelle come vivere in un determinato luogo, vanno prese con coscienza.
Non importa che app voi abbiate scaricato sul cellulare. MOOVIT o Google Maps, altre simili con nomi ancor meno pronunciabili, non ci sarà orario che tenga. Organizzarsi per un appuntamento vorrà dire arrivare con un’ora in anticipo o in estremo ritardo. Vi converrà avvisare avvertendo il vostro “impegno” con la frase: sono nelle mani di ATAC.
L’azienda di trasporti, infatti, pur tenendo conto della più o meno reale diligenza dei suoi autisti, troverà numerose difficoltà nel rispettare le tabelle di marcia. Non vogliamo, dunque, puntar il dito contro gli autisti, ma contro le condizioni di viaggio in generale. Tra onde rosse, corsi preferenziali occupate, auto in doppia fila e manifestazione x o y, tutto influenza gli spostamenti in questa città. Nell’ultimo periodo persino le corse della metro sono state rese più intense e complicate perché dimezzate dai necessari e invisibili lavori di miglioramento. Il Giubileo sta rendendo il tutto estremamente snervante. L’unica soluzione resta quella di uscire un’ora prima del previsto dalla propria dimora. Diviene necessario trovare un ottimo passatempo per l’attesa, così da non rischiare un esaurimento nervoso.

Il motore di ricerca più famoso al mondo può essere una manna dal cielo. Se, infatti, è totalmente inutile per quanto riguarda le volontà di ATAC, per il resto rimane uno strumento quasi indispensabile. Una semplice ricerca sulle distanze, ad esempio, può farvi comprendere quanto più utile sia percorrere certe distanze “a fette” rassegnando al mancato passaggio dei mezzi pubblici.
Ora, sappiamo che per la maggior parte dei nostri lettori stiamo dicendo delle ovvietà, ma noi ci basiamo molto sulla tangibilità dell’esperienza empirica fatta tra le mura della città. Ad esempio, una cosa da non sottovalutare sono le informazioni che si possono captare sugli orari dei musei o sulle diverse modalità di accesso ad essi. Specie per le domeniche dei musei gratuiti, tutte le più piccole info possono diventare vitali per evitarvi dei giri a vuoto. Molto spesso, infatti, il consiglio è uno: controllare preventivamente, per poi ricontrollare quando si è davanti a qualche ingresso. Resta pur vero che poco possiate fare davanti a quei luoghi incapaci di aggiornare il proprio sito internet o le propri ferie.
L’ultima regola è più gergale, forse anche più volgare. Una volta fatta quest’ammissione di colpa, in ogni caso, la differenza che vogliamo mettervi sotto il naso è necessaria per evitare fraintendimenti. In un po’ tutta Italia si usa questa espressione gergale, ma essa assume significati così contrastanti da farvi sentire un po’ “lost in translation”. La differenza si percepisce specie tra il profondo nord – Milano – e la nostra centralità. L’uso dello “sti ca*zi” è quasi un’arte del menefreghismo per lo status quo romano. Segna la mancanza di importanza di un evento o un fatto, ma allo stesso tempo segna la resilienza del romano medio.
“L’acqua lo bagna e il vento lo asciuga” si dice in altre parti d’Italia proprio per segnalare l’impassibilità e l’intangibilità. Al contrario, qualora voi doveste sentir pronunciata questa frase da un milanese le cose potrebbero essere profondamente diverse. L’espressione si connota di meraviglia e di stupore, quasi come se fosse qualcosa di inaspettato per cui dover mostrare lo shock. Vorremmo quasi paragonarlo allo “sta min*hia” siciliano, ma sarebbe incorretto considerato che in quella regione tutto cambia semplicemente per l’intonazione con cui vien pronunciata questa sentenza. Al sud, infatti, si gioca tutto con l’inflessione della voce ed è necessario prestare attenzioni alle intenzioni nella pronuncia.
In ogni caso, l’avviso esiste proprio perché ho visto milanesi e romani discutere per un piccolo malinteso linguistico. Rendiamoci conto che le due connotazioni opposte potrebbero rendere davvero complessa qualsivoglia tipo di interazione. Bisogna tener conto della regionalità e di chi si ha davanti durante la conversazione.
Ci sono tantissime regole che andrebbero seguite e che mancano al nostro appello, ma intanto poniamo i primi comandamenti alla vita nella Capitale. Ne arriveranno altre e siamo in attesa anche di ascoltare i vostri suggerimenti su come poter arricchire questo nostro vademecum.
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