“E mo che hai sonato, canta”, una risposta di stile a chi non ha pazienza alla guida
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Questa celebre espressione è utilizzata quando si vuole riportare l’interlocutore alla realtà, senza che si focalizzi su scenari irrealizzabili.
Ci sono momenti in cui, mentre si parla con qualcuno, si volge lo sguardo al passato, con dei rimpianti che emergono. Col senno di poi si saremmo comportati in modo diverso in vari contesti ma la palla di cristallo non ci appartiene e possono solo trarre lezione da errori compiuti per non ripeterli in futuro. Il dispiacere può prendere il sopravvento ma sbagliare è umano e capita a tutti. Con questa consapevolezza dovremmo accettare i nostri limiti e impegnarsi per migliorare, in un processo di crescita che possiamo mettere in atto sempre, a prescindere dall’età anagrafica.
E in quegli istanti ci viene incontro un’espressione in romanesco che recita: “Se mi nonno c’aveva le rote, era na cariola“. Non si può cambiare ciò che è successo e non si possono realizzare cose che non sono fattibili. Il romano ha i piedi ben piantati per terra, non ha la tendenza a fare voli pindarici e ci tiene a ricordare a chi osa alzare lo sguardo a restare umile e concreto nel proprio agire. Una filosofia che porta spesso a dei risultati perché gli obiettivi prefissati sono progressivi.
L’origine del detto è legata a un contesto storico: durante le epidemie, a Roma, i malati in sovrannumero venivano trasportati su sedute con ruote, simili a carriole, nelle corsie ospedaliere. Queste “cariole” erano utilizzate per spostare i pazienti, vivi o morti, in condizioni precarie. Nel tempo, l’immagine del “nonno in cariola” è diventata simbolo di una situazione assurda o paradossale, dando vita al detto in questione.
Dall’altra parte è bene sottolineare che è giusto sognare in grande e non porsi limiti ma il tutto deve essere sempre meditato e studiato nei minimi dettagli, pena il subire il legittimo rimprovero con questa proverbiale affermazione che ha diverse varianti in altre regioni ma che estremizza lo stesso concetto, quello di riportare l’interlocutore alla realtà, senza che sia troppo con la testa tra le nuvole e con la mente impegnata a ipotizzare qualcosa che non si può verificare.
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