L”affari de cipolla e bieta”, un verde detto dal significato inaspettato
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Quanto mai più adatta alla stagione estiva, fare la colla a Roma significa avere talmente tanto caldo al punto da diventare appunto come la colla: appiccicosi.
E così è arrivato settembre. Mese che per molti significa un nuovo inizio. Giorni che sanno di malinconia per l’estate che volge al termine. Il sole tramonta prima, gli ombrelloni iniziano a chiudersi. La scuola si appresta a cominciare e la quotidianità a farsi sentire. Le prime piogge annunciano che le temperature saranno destinate a scendere in modo costante fino ad arrivare all’inverno. Tanti trovano come lato positivo che il ventilatore smetterà di essere il santo protettore di pomeriggi in cui si fa fatica a stare all’aria aperta e in cui bere molta acqua e mangiare frutta sono rimedi essenziali per non rischiare di stare male.
L’estate più calda degli ultimi anni sta per lasciare spazio al refrigerio autunnale. I romani hanno dovuto fare i conti con temperature elevate che hanno reso più complicato vivere nella Capitale. E nel bel mezzo dell’arsura il romano avrà sicuramente pronunciato questa frase, un lamento che esce spontaneo quando si soffre troppo di caldo: “Sto a fa’ la colla”. Nel dialetto romanesco l’espressione indica il fatto che la pelle diventa appiccicaticcia al punto da incollare quasi i vestiti che si indossano.
Un modo curioso per manifestare la propria fatica a sopportare le alte temperature estive ma il romano sa come sopravvivere. L’ombra da ricercare, i parchi cittadini per stare sotto un albero, le serate dove uscire, con il Tevere che può aiutare a portare un po’ di vento rigenerante. E come molti, una volta arrivati a questo periodo, la sofferenza lascia il posto alla nostalgia e al fatto di dover aspettare diversi mesi prima di poter uscire in maniche corte.
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