Turisti nella Capitale: il cuore dei gattari
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Le strade che percorreremo oggi sono state condotte dalla sottoscritta un po’ troppe poche volte. Non sono luoghi facili da raggiungere, i mezzi non ci porteranno mai sulla vetta e bisogna esser pronti a salire per godere della meraviglia. Esser Turisti nella Capitale vuol dire restare colpiti e affondati dallo sparo di un cannone, ogni giorno alla stessa ora.
Questa tappa è stata protagonista di numerose pellicole. Più recentemente persino la nostra Emily Cooper, dalla serie tv Netflix, è saltata in aria nel sentire il colpo del cannone. Devo confessare che il Gianicolo, per me, è associato principalmente ad un unico film: La Grande Bellezza. Non so se è tutta colpa della scena di apertura, o del modo con cui il monumento viene inquadrato. Ho sempre trovato affasciante quel piccolo specchio d’acqua che ha la capacità di riflettere così nitidamente il cielo e tutte le sue nuvole.
A volte, più coerentemente, la sua saturazione mostra tutto il suo verde. Microbatteri che convivono col calcare dell’acqua romana che si mostrano in tutto il loro splendore. Ma altre, quello stesso riflesso, fa si che le colonne e il marmo sembrino quasi ricoperte d’oro.
E poi, mentre stai li a fissare quello che a tutti gli effetti sembra quasi esser un portone, quando il sole è alto, si vien destati da quel sordo colpo. Uno solo, un monito, un avviso. Un segnale che ad oggi è divenuto inutile perché sembra che ogni singola chiesa decida da se quando far suonare le proprie campane. Ritardi e anticipi dovuti alla modernità quando nel 1847 bastava quel singolo colpo per poter coordinare tutti. “È mezzogiorno”, ecco cosa urla. Il sole è alto e la mattinata è giunta alla sua metà. La gente dovrebbe affrettarsi per preparare il proprio pranzo, così come a procedere affaccendata verso il volgere della sera.
“Roma o morte” nel lento placido scorrere del tempo scandito da Sorrentino. Un volgere a quella metà della vita che segna il passaggio da “Puer” a “Senex” e qui potrei aprire un lento e lungo dettame su ciò che fa collimare “La dolce vita” con “La grande bellezza”. Maturità e saggezza in una Roma atrofizzata dallo scorrere del tempo, destata da quel cannone e dal susseguirsi di un applauso. Lentezza, profondità, saggezza, una ricerca che ristagna esattamente come l’acqua di quella mezza piscinetta.
Una meta turistica assai comune, lo devo ammettere, come altre trattate. Se, in ogni caso, si ha la giusta capacità di osservazione, anche qui, la prospettiva cambia. Quel che resta non è altro che la possibilità di chiudere gli occhi, prendere un lento e profondo respiro, mentre l’assenza di posti all’ombra ci pervade. Il sole bacia chiunque qui, non solo i belli, e col caldo diventa inavvicinabile. Potreste rischiare di dover allungare le braccia verso la sua acqua per poter bagnare i vostri polsi. Ci si riscalda mentre quella voglia di consapevolezza ci coglie di sorpresa esattamente come quel tanto atteso sparo verso il cielo.
Essere Turisti nella Capitale, qui, vuol dire essere colpiti dalle riflessioni e affondati dalle consapevolezze che ad esse susseguiranno. Non si può restare impassibili mentre si osserva la magnificenza di Roma sotto di noi, imperturbabile esattamente come lo è il lento suono delle acque del Gianicolo.
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