Turisti nella Capitale: il cuore dei gattari
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Se, all’inizio di questo viaggio, vi facevo semplicemente zizzagare tra le vie della nostra amata Capitale; adesso vi sto facendo fare la stessa cosa per tutta l’area del Lazio. Se vi ho portato nella provincia di Viterbo, adesso vi porterò in quella di Latina. L’ho già detto, mi piace muovermi tra paludi e il loro cambiare tra passato e presente. Indossiamo, quindi, i nostri stivali in gomma e percorriamo vie bonificate orsono.
L’acqua potrebbe essere il file rouge che lega le diverse città o borghi che esploreremo insieme oggi. Confesso che la prima tappa la inserisco più per la gloria che per il reale interesse che questa possa nutrire, anche perché tutte le volte che l’ho nominata ai miei conoscenti la risposta automatica è stata: “ma perché? Che c’è da vede’?”. Quindi strappiamo subito il cerotto e mettiamo davanti a tutto il sarcasmo, specie se pensiamo che per poterci arrivare, col treno, passiamo per frazioni dal nome “Campo di Carne”.
La sua architettura per lo più geometrica e squadrata non la rende di certo un luogo appetibile. In verità, se ci cerca un po’ più affondo, proprio tra i comuni che ne fanno frazione, si possono riuscire a visitare luoghi interessanti. Quella che, quindi, viene proposta in queste righe è una sorta di rilettura che possa anche vincere qualche pregiudizio romano. Basta scendere alla fermata del treno precedente per poter arrivare a Cisterna di Latina. Qui la prospettiva inizia a mutare perché tra cattedrali e giardini il tutto assume nuovi colori. La Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo fornisce un ottimo luogo in cui poter saggiare una sorta di autoanalisi. Si può ammazzare il tempo con l’auto-meditazione mentre si osserva il suo arredamento e la sua solennità. Ciò che però vorrei farvi davvero esplorare sono i giardini di Ninfa.
Una vera e propria oasi è quella che si apre allo sguardo dei visitatori. Un momento Naturale della regione Lazio, dal 2000, che si scaglia contro tutto quel richiamo agli anni ’40 di questa provincia. Il nome deriva da un antico tempio romano, anche se con la sua storia si parla di saccheggiamenti e di ricostruzioni. Nel 1382, infatti, Ninfa fu totalmente distrutta e i suoi cittadini si lasciarono alle spalle un luogo pressoché fantasma. Le truppe anti-papa misero in fuga chiunque e la successiva pestilenza da malaria non ne invogliò la ricostruzione e il ripopolamento. Quel che è possibile visitare sono pressoché i ruderi di cinque chiese i cui affreschi furono distaccati nel 1971 per essere conservati nel castello Caetani di Sermoneta: san Giovanni, san Biagio, san Pietro fuori le mura, san Salvatore e santa Maria Maggiore.
Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, introdusse nuove specie di arbusti e rose, ma soprattutto, negli anni Trenta del Novecento, aprì le porte del giardino al circolo di letterati ed artisti legato alle riviste letterarie da lei fondate, “Commerce” e “Botteghe Oscure”. Nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani, amante della botanica, volle creare a Ninfa un “giardino delle delizie”. Nonostante della sua opera rimangono le polle d’acqua e le fontane, fu anche lui stesso costretto ad abbandonare la zona per via della malaria.
Di conseguenza non posso fare a meno di pensare quanto tutto questo possa essere rimasto a livello “energetico”. Non prendetemi per pazza, ma credo che i luoghi, in un certo senso, assorbiscano e restituiscano qualcosa a chiunque li abbia visitati. Il giardino di Ninfa è quasi cristallizzato nel tempo, quindi pensare di poter trovare un po’ di “scambio” non è così irreale. Del resto, i suoi colori sono vividi e potenti. I suoi fiori inebriano i sensi. Le cascate di lavanda, così come i suoi roseti e i suoi alberi sono il luogo perfetto in cui poter togliere le scarpe e sentire il contatto con l’erba. Non ho idea di quanto questo possa esser ritenuto convenzionale, ma sicuramente è qualcosa da fare lontano da occhi indiscreti.
Toccare i ruderi, osservarli, capire come la storia sia passata o come il passato abbia agito è totalmente affascinante. Un paradiso in terra che non è da lasciarsi scappare.
Allo stesso tempo, se invece cercate qualcosa di meno idilliaco e più macabro il consiglio è quello di raggiungere Sermoneta. Qui ci si muove tra castelli, prigioni e cavalieri templari. Cannoni e manette saranno a portata di mano, magari potrete girare per strada persino con una spada. Qui mi sembra quasi impossibile non ricordare quell’assurda legge newyorkese secondo cui potete scoccare una freccia a uno scozzese all’interno delle mura del centro senza pagarne le conseguenze.
Tra fiori e cavalieri, tra pestilenze e sangue, ho provato a metter in luce un aspetto un po’ più medievale e lontano dalle battute su questa provincia. Quindi, se quando c’era lui i treni arrivano in orario; qui si può cercare di far fuori il nostro rivale in amore oppure sedurre la vostra dolce metà.
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