Turisti nella Capitale: il cuore dei gattari
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Questa è un’edizione speciale, è la prima volta che vi invito ad approfondire una tappa precedentemente percorsa. Proprio per merito di questa seconda occasione, ho deciso che essere Turisti nella Capitale vuol dire essere Ri-assunti in Paradiso. Si, il titolo è l’ennesimo gioco di parole che vi ripropongo, ma guardare il tutto dall’alto mi inebria il cervello e le battute diventano facili da comporre.
Il gioco nasce tutto da uno dei primi posti che vorrei farvi metaforicamente visitare. Bisogna quindi tener ben a mente che Ariccia non è solo porchetta e vino, ma ha diversi monumenti che con la prima visita sono stati superati con superficialità. Quando si organizza un tour, per forza di cose bisogna tener conto del tempo ed è necessario economicizzarlo al punto di condensare quante più cose possibili. Ho già accennato alla bellezza del ponte che, in auto, vi darà il benvenuto per le sue vie. Ma in questa occasione vi invito proprio ad accostare il vostro personale mezzo di trasposto per poter aguzzare la vista.
Lo scenario che vi si parerà davanti riesce a racchiudere un po’ tutta la bellezza del Lazio. Un vero e proprio paradiso in terra che unisce il traffico metropolitano a quello più lento e curvilineo della montagna. Per poter saggiare un po’ di fresco vi basterà scendere i finestrini delle vostre auto, così da spegnere l’aria condizionata che ci sta facendo starnutire nelle ultime settimane. Il percorso potrebbe persino esser fatto a piedi, una volta trovato parcheggio proprio in quella zona.
I “Castelli Romani” hanno un grandissimo fascino, ma scavando al di la della condivisione e della convivialità si trova un comunità pronta a far fronte. Un esempio di ciò è proprio il cantiere che è stato recentemente aperto nella villa appartenuta a Rita Pavone. Se, in passato, questa era una “semplice” dimora adesso sta per diventare un sito con una nobile funzione.
La parola semplice, in ogni caso, risuona come un ossimoro se si pensa a come i suoi proprietari abbiano usato questo posto nel corso del tempo. Era il vero e proprio background del jet set italiano e internazionale, il panorama della “Dolce vita” di Ariccia. Il terreno fertile per poter far riposare Luchino Visconti e il suo cast, durante le riprese del “Gattopardo”, così come tutti gli altri artisti che sono passati per quelle mura. Quasi un primo centro sociale per artisti pronti a riversare la loro arte al suo interno.
Oggi, come già scritto, sta assumendo una nuova e nobile funzionalità. Le lotte sociali, in tal senso, vanno sostenute e messe in evidenza proprio per poter cercare di riconsiderare sotto altri punti di vista il territorio. Villa Ricordi, in questo modo, sta assumendo un’identità cardine ben precisa: quella di aiutare la comunità con la disabilità e l’accoglienza. La cultura, di conseguenza, trova una vera e propria dimora su uno sguardo profondissimo e idilliaco tra Roma e il lago di Castel Gandolfo. Se, in ogni caso, il sole grazierà le vostre visite potrebbe esser possibile osservare l’incontro tra il blu del cielo e quello del mare.
Avevo accennato alla bellezza della visita a Palazzo Chigi, ma non avevo detto quanto il barocco è vitale nella sua architettura. Un vero e proprio salto in dietro nel tempo che vi permetterà di potervi sentire nel Seicento. Tra banchetti e matrimoni, al suo interno vi è possibile assistere a diversi eventi e iniziative durante l’anno. In tal senso il suo sito è ben curato e vi permetterà di poter approfondire la storia del palazzo. Durante le diverse feste del paese, specie la sagra della porchetta, vi sono varie offerte che includono la visita delle antiche cucine e della farmacia al suo interno. Avevo accennato al fatto che il Bernini fu il regista della sua facciata, un’opera che è possibile osservare semplicemente percorrendo il profilo del palazzo con lo sguardo, ma al suo interno vi sono delle vere e proprie perle.
L’artista napoletano, morto nella Capitale, ha avuto modo di poter suggellare il suo punto di vista tra cielo e mare proprio all’interno delle sue opere qui. Una vera e propria passeggiata tra sacro e profano che è in grado di far riconsiderare le priorità di ogni singolo visitatore. L’arte comunica indipendentemente da quale fosse l’intento del suo creatore. Guida l’uomo attraverso l’oscurità, facendo sì che l’artista possa esser considerato quasi la mano destra dell’opera del Divino. L’uomo e il suo agire, in questo caso, vengono suggellati perfettamente come massima espressione dello specchio di Dio. Le opere si intersecano in un aspetto totalmente paesaggistico in grado di rendere Ariccia quasi un punto strategico per poter trovare la propria vocazione.
È giunta l’ora di spostarci un po’ più verso il centro, così da poter far felici le nostre app del telefono che ci invitano a muoverci quanto più possibile. Non credevate davvero che, siccome qui vi ho invitato a portare la vostra auto, non vi sareste spostati a piedi? Ho proprio suggerito il parcheggio per poter cercare di consumare la suola delle nostre sneakers. In questo modo, vi invito a stazionare presso Piazza di Corte: testimonianza di tutto l’intenso traffico artistico che ha dato personalità a questo luogo. Una tappa quasi obbligata per poter iniziare a percorre un po’ l’idea dello scenario che si prospettava nel nostro Bel Paese nell’Ottocento.
La Locanda Martorelli, adibita a tale funzione nel 1820 e frequentata da numerosi pittori e letterati fino al 1880, è ancora un polo di assoluta ispirazione. Chi la frequentava la trovava come una boccata conviviale tra una ricerca e l’altra. Una vera e propria accademia “en plein air” in cui è possibile osservare il ciclo di dipinti murali del pittore polacco Taddeo Kuntze. Illustrazioni che mostrano la storia mitologica del paese: La tentazione di Ippolito, La morte di Ippolito, La caccia di Diana, Il sacrificio a Diana, La congiura contro Turno Edornio, La morte di Turno Edornio, La battaglia del Lago Regillo, La Ninfa Egeria e Numa Pompilio.
L’assunzione in Paradiso, di conseguenza, assume tutto il respiro che l’arte può donare. Un soffio di aria leggera, come la brezza che caratterizza le vie di Ariccia. Quindi, non dimenticate il giacchetto mentre vi lascerete plasmare dalle sue bellezze. E che non se ne dica… potreste tornare a casa con la voglia di prender anche voi in mano un pennello.
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