Turisti nella Capitale: il cuore dei gattari
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Mi sarebbe piaciuto trattenermi un po’ di più all’interno del quartiere di San Lorenzo, ma ancora una volta sento che il tempo non è maturo. Quindi, per quanto lo spostamento sia poco consono, ancora una volta, vi spingerò a fare un salto o a prendere il tram. Il numero? Il 3, direzione Trastevere; ricordandoci che a Porta Maggiore, per la maggior parte delle volte, diventa un bus. Il mio suggerimento è quello di procedere a piedi, perché la tappa designata non è poi così lontana. Oggi essere turisti nella Capitale vuole dire salire scale e visitare sedi sacre.
Sono circa quindici minuti a piedi, o almeno Maps dice così, potrebbero essere variabili a seconda della vostra andatura. Il passaggio consigliato è quello per Piazza di Santa Croce in Gerusalemme, questo perché vi è la possibilità di visitare il museo alla nostra sinistra e la chiesa che sta poco davanti. Qualora, però, voi sentiste l’esigenza di fermarmi dopo i primi metri percorsi, sempre a sinistra, vi è un parchetto nella quale poter trovare ristoro.
Ci sono differenti punti in cui poter consumare un pasto, io vi consiglio di arrivare fino alla fine della via per poter guardare alla destra e notare i diversi localini che si accalcano sulla strada. Anche se, il mio sincero pensiero va alla facciata della chiesa che vi si parerà davanti: la Basilica di San Giovanni in Laterano. Il suo marmo è imponente, anche quando è stato sfondo del Concertone del Primo Maggio, non è mai passato inosservato. L’oro viene esaltato dai colori del cielo, non importa che clima ci sia o quanta luce sia presente. Tutto sembra quasi brillare di luce propria. Non si può davvero non pensare che ci sia una sorta di sacralità, indipendentemente da quale sia il credo con cui farete ingresso in questo luogo. L’imponenza è percepibile in ogni poro della pelle e, forse, questa è quasi una tappa meramente turistico.
Siamo sulla metro A, ai confini della mitologica metro C. Limiti inconcepibili di una metropoli enorme che contiene così tanta diversità e cultura. Basta un passo per poter entrare sull’Appia, un altro nella direzione opposta per potersi dirigere verso il centro. Superando la Basilica si può procedere verso il sud della Capitale, manifestando quanto sia quasi un punto di snodo per la viabilità del centro. Dentro e fuori tra ciò che è immateriale e materiale. Fede e credo che si scontrano con la quotidianità, quando poco distante è presente un altro punto nevralgico per la cristianità.
L’ingresso per la Scala Santa è, di certo, meno imponente di quello della Basilicata. Sembra quasi strano che attraverso una porta così piccola vi sia racchiuso tanto pentimento e tante preghiere. C’è, del resto, una scelta da dover compiere: salire con devozione, in ginocchio; oppure visitare la parte storica, salendo canonicamente la scalinata di fianco. Da una parte, quindi, una sorta di Purgatorio; dall’altra mera curiosità. Il vero volto di Cristo è celato all’interno di una saletta serrata con delle sbarre. Curiosamente si allunga l’occhio sciogliendo i dubbi che le classiche iconografie occidentali ponevano ai più. Biondo con gli occhi azzurri, un po’ troppo affine agli standard di bellezza hollywoodiani che storicamente e culturalmente coerente. Non vi svegliamo altro però, invitandovi a genuflettervi per scoprire la verità.
Tra sedi e scale sante, quindi, c’è tanto da assimilare per i pochi metri che abbiamo percorso. Adesso non ci resta far altro che osservare l’ago della nostra bussola per capire dove andremo.
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