Turisti Nella Capitale: Colpiti e affondati
Le strade che percorreremo oggi sono state condotte dalla sottoscritta un po’ troppe poche volte. Non sono luoghi facili da raggiungere, i mezzi[...]
Una premessa qui è doverosa: ci sono tantissimi altri luoghi da visitare per poter cercare un po’ di fresco, ma oggi torniamo un attimo sui nostri passi. Piove un po’ in tutta la regione, l’abbassamento delle temperature che era previsto per Ferragosto ha graziato chiunque abbia potuto godere delle ferie. La metà di agosto è però passata e in molti siamo di ritorno dalle nostre mete turistiche. Essere Turisti nella Capitale vuol dire anche percorrere le strade di rientro.
Quindi, teniamo a mente che più avanti torneremo nuovamente ai castelli o che andremo ad esplorare paludi bonificate anni orsono. Intanto devo pur mettere per iscritto la mia Odissea, quindi starete qui ad esplorare le diverse peripezie.
Penso che un po’ tutti lo sappiate, ma Roma ha una posizione decisamente strategica. È vero, Rieti è il centro d’Italia, ma le mille e una possibilità che si hanno per raggiungere la nostra Capitale la rendono perfetta. In ogni caso, io ho impiegato solo trentasei ore per poter riuscire a baciare la mia terra adottiva. Dal luogo che mi ha dato i natali, ovvero la Sicilia, riuscire a rientrare dopo aver perso un volo non è per niente facile. Le alternative si erano pressoché azzerate perché tutti sono di rientro in queste ore. Cosa fare quindi? Prendere una nave diretta a Napoli, per poi ripiegare su altri mezzi terreni per poter riuscire a colmare la distanza.
Capire come si sia sentito Ulisse, specie mentre la penna di Omero descriveva l’odio che Poseidone gli ha riversato contro, non è una sensazione che non augurerei neanche al mio peggior nemico. Eppure le cose vanno un po’ così, penso che lo sappia bene chi è rimasto bloccato sull’A1 per via di alcuni tamponamenti. Vedere il lato positivo è l’unica cosa che resta da fare per evitare di cedere alla disperazione. Bisogna essere resistenti, resilienti, e non cadere.
Percorrere metà penisola mi ha fatto apprezzare ancor di più la bellezza di questa città. Il tempo è stato usato per poter cercare di reimpostare le priorità e ciò mi ha permesso di poter apprezzare persino la visione periferica di Casalbertone. Entrare nel G.R.A., percorrere quelle vie famigliari con trepidante attesa. Vedere i profili delle città laziali, leggere i loro nomi sui cartelli autostradali. Tutto era diventato il preludio del boccone più succulento. Resta pur vero che desideravo ardentemente la doccia di casa mia, ma già ero felice nel leggere la scritta “Stazione Tiburtina”.
Tutto per colpa, o grazie dipende dai punti di vista, di un aereo perso. Il desiderio che ha iniziato a farmi battere il cuore, quello del rientro, era diventata un’esigenza quasi vitale. Era come se mancasse il respiro, nonostante l’afosa accoglienza e gli autobus della città che impiegano tempi biblici per poter iniziare le loro corse.
Roma è così: la odi durante i giorni lavorativi e ti chiede impegno, ma ti manca durante le ferie perché prepotente si fa sentire nell’aria che non respiri. Mentre le spiagge vengono prese d’assalto e il traffico sulla via del mare continua ad essere persistente, tutto diventa poesia. I versi di un amore che non se ne va mai per davvero. Quei primi segni lasciati sulla pelle esattamente come l’abbronzatura che inizierà a scolorire. Quei primi baci che, se dati sotto l’ombra del Colosseo, hanno un sapore diverso.
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