Turisti nella Capitale: il cuore dei gattari
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Penso che questa sia una delle tappe più turistiche che effettivamente vedrete tra questi sacri scritti. Non che il centro di Roma non lo sia, ma in questo caso mi soffermerò su qualcosa di puramente adolescenziale. C’è una serie tv italiana che ha un po’ cresciuto la generazione dei trentenni di oggi, per questo essere turisti nella Capitale vuol dire destreggiarsi tra pentole e bicchieri.
Per affrontare i caldi colori giallo-rossi della Garbatella, bisogna sorvolare sul fatto che Claudio Amendola parli da anni della sua voglia di tornare sul set dei Cesaroni. Nonostante la possibilità di una nuova stagione stia diventando sempre più reale, è innegabile che questo quartiere sia diventata meta per molti proprio grazie ad essa. Quasi tutti noi, affezionati alle serate e ai pomeriggi proposti da Mediaset, ci siamo goduti le vicende di Eva e Marco, così come quelle tra Giulio e la sua alternata metà.
Arrivati a Roma, di conseguenza, diventa quasi un pensiero ossessivo quello di trovare il bar dei Cesaroni, esattamente come i luoghi che hanno fatto da sfondo a questi tormentati amori. In questo caso, diventa ancora più evidente quanto la nostra generazione viva di rimorsi, rimpianti e vecchie glorie. La nostalgia la fa da padrone, esattamente come la delusione che subentrerà nel rendersi conto della finzione scenica: del bar vi è solo la facciata e la scalinata.
Ripercorrere quelle vie, in ogni caso, è quasi un viaggio catartico. Sarà che nel corso del tempo ho avuto diversi ciceroni che mi hanno proposto la visita del quartiere, ma ogni volta ha un sapore del tutto nuovo. Che sia un supplì o un pezzo di pizza, qui ci sono angoli da considerare interessanti e magici per le motivazioni più disparate. Sono stata all’interno del centro sociale, per un serata che non era decisamente nelle mie corde. Ma ho anche goduto del punto verde della Villetta Social Lab per le occasioni più disparate, come il festival del Jazz. La Garbatella ha il potere di tingersi di cultura e di un sapere accessibile a chiunque voglia allungare la mano. Vi è il Palladium, ad esempio, luogo in cui prendono vita diverse rappresentazioni teatrali, ma in cui vengono anche organizzati incontri imperdibili.
Tutto è dominato dall’arancione dei suoi palazzi. È come se i colori dell’AS Roma prendessero vita e si fondessero per poter esprimere tutto il reale concentrato della romanità. Si è al centro, eppure non sembra. Si è vicini a tutto, nonostante si resti disancorati dallo spazio e dal tempo. Tutto è immobile e immutato, mentre le fondamenta di alcuni dei suoi palazzi sprofondano all’interno del sottosuolo. Una zona che, in passato, era popolare, ma che adesso è divenuta quasi elitaria. Un quartiere che ti accoglie e che ti fa sentire a casa come pochi altri sanno fare. Forse è proprio merito dello spirito che contraddistingue il romano, forse con la fiction italiana ne abbiamo avuto un assaggio. Non so a cosa questo sia dovuto, ma muoversi al suo interno è come trovare una dimora a cielo aperto.
Pentole e bicchieri risuonano nell’aria, mentre il vociare si alza e si alterna a zone di assoluto placido movimento. Ve l’ho detto: qui sembra tutto cristallizzato. Vie che si animano per lo sport più seguito nel nostro paese. Bandiere che sventolano alte nel cielo. Murales che raffigurano la bellezza di un caldo abbraccio materno. Tutto sembra quasi un incubatrice di quel sapore coriacee e verace che fa di Roma l’amica di tutti. I suoi superati cent’anni sono vibranti e visibili tra le sue mura e nella sua street art. Eventi che si alternano al calore di un abbraccio, magia che si raffredda col sapore di un gelato che si scioglie sulla lingua.
Un luogo che resiste, assiste e osserva. Un posto inaspettato da esplorare con tutta la nostra buona volontà. Salite e discese che si alternano pronte ad accoglie il prossimo set cinematografico che la userà come sfondo.
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