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La chiamano il paese delle streghe, degli artisti e degli hippy, ma Calcata è tanto di più. Ci siete mai stati? Di seguito, qualche curiosità
Ubicato nella ridente provincia di Viterbo, a pochi km da Roma, esiste un paesino, oltre la conosciutissima Civita di Bagnoregio, altrettanto incantato: stiamo parlando di Calcata. Lo conoscete? Ci siete mai stati?
Arroccato sopra la Valle del Treja, adiacente le famose cascate di Monte Gelato, il borgo di Calcata vanta da anni antichissime tradizioni, incredibili viste panoramiche a strapiombo e curiosi racconti. Sembra uscita da un libro di fiabe, perciò non stupisce il suo legame a storie di magie o suggestive stregonerie: borgo medievale di assoluta bellezza, dato per spacciato intorno agli ’30, negli ultimi anni Calcata ha, invece, riscoperto una nuova vita ed è pronta a stupirvi coi suoi effetti speciali. Come arrivarci? Semplice: vi basterà imboccare la Cassia Bis (Veientana), prendere l’uscita numero 5, proseguire per Mazzano Romano e, infine, affidarvi alle indicazioni per il paesello. Dopo una serie di curve e stretti tornanti, in tutto il suo affascinante mistero, Calcata apparirà di fronte ai vostri occhi, in cima ad una collina immersa nel verde. Per accedere, bisognerà parcheggiare all’esterno e arrivare all’unico portone, delle mura, a piedi.
Secondo alcune fonti, Calcata fu abitata sin dalla preistoria, ma apparse su alcuni scritti ufficiali solo nell’VIII secolo. Nel 1935 la rocca, su cui poggia la parte vecchia del paese, fu ritenuta poco sicura e gli abitanti furono costretti a sloggiare nella vicina Calcata nuova, costruita a pochi chilometri di distanza (in sostanza, il luogo dove tutt’ora si lasciano le macchine, visto l’ingresso pedonale). Negli anni ’60, però, alcune perizie attestarono la solidità della rupe e, da quel momento in poi, Calcata iniziò a ripopolarsi. In particolare, divenne dimora d’eccellenza di artisti da strada, pittori, hippies, musicisti e attori, sebbene molti la associno alle streghe, secondo antiche leggende. Molte credenze, riferibili addirittura agli antichi Falisci, ritenevano Calcata il centro nevralgico di energie primitive provenienti dal sottosuolo: di qui, tutte le dicerie sul suo presunto occultismo. Se vi capiterà di andare, però, nei giorni e nelle notti di forte vento, vi sembrerà davvero di sentire un canto: che sia provocato da vecchie streghe? Chissà! Ad ogni modo, l’atmosfera naif e preindustriale farà da regina ad ogni passo in questo luogo, che pare essere fuori dal mondo e forse un po’ lo è, perché nell’isolata Calcata i telefoni non prenderanno e non esisteranno social, reti, internet, niente. Insomma, un posto in cui davvero è possibile spegnere ogni comunicazione digitale e godersi una giornata di reale pace offline!
Le sue case, tutte o quasi popolate da personalità estrose, vi ruberanno il cuore; contemporaneamente, i suoi vicoli stretti, addobbati di qualche particolarità (come gli alberi “vestiti”), vi conquisteranno, teletrasportandovi in una sorta di realtà parallela e sospesa nel tempo. Calcata vi permetterà di riassaporare il gusto delle cose semplici: il silenzio, il contatto e il dialogo vis à vis; la possibilità, ormai perduta, di creare momenti unici, senza smaniare per una loro istantanea condivisione, alla ricerca di un qualche fortuito like – ché tanto, anche volendo, non si può! Calcata vi costringerà a guardare ogni cosa, finalmente senza pensare a quanto possa essere “instagrammabile” o apprezzabile (secondo sguardi altrui): vi obbligherà a dire da voi, in tutta la vostra libertà, se una cosa è bella o meno; se uno scorcio è più spaventoso o più vertiginoso. E si, ecco: vi emozionerà, vi metterà di nuovo in contatto con il vostro sentire profondo, quello strano compagno di vita ormai anestetizzato dalla continua interazione informatica.
Ciliegina sulla torta, infine, la sua fornitissima sala da tè, spazio in cui poter degustare e scegliere tra oltre 100 varietà di tè.
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