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Faber a 360 gradi 25° puntata Alberto Mandolesi


Faber Cucchetti incontra un altro pezzo di storia delle radio e televisioni capitoline.
La voce di Alberto Mandolesi accompagna le gesta del calcio sin dal 1975. Finalmente ne svela alcuni segreti…

“MEA CULPA”

Predico bene e… razzolo male. Dopo una vita a parlare di sport e di comportamenti, l’emozione mi ha fatto causare un autogol. Tutta colpa del mio “vecchio” e carissimo amico Faber Cucchetti con cui ho diviso anni favolosi davanti ai microfoni di RDS, che mi ha proposto un’intervista informale per la sua rubrica. Ho accettato volentierissimo, anche perché sarebbe stata una grande occasione per rivederci dopo oltre 30 anni (lui è sempre in giro per il mondo). “Passo a prenderti alla fermata di Lepanto” – gli ho proposto sapendo che non usa la macchina. Lo vedo sbucare dalle scale mentre già riprendeva tutto attorno a sé. Una “Intervista Verità”. Entriamo in auto e lui continua a filmare mentre mi fa domande. E mentre faccio tuffi nei miei ricordi cerco le parole per raccontarli nel modo migliore. Percorriamo viale Angelico e arriviamo allo Stadio Olimpico, la mia “casa”, il luogo di 50 anni di lavoro. Passeggiamo e parliamo. È una bella conversazione. Spontanea. Qualche giorno dopo mi chiama: “Alberto, io ho montato tutto, ma c’è un problema – mi avverte – durante quel chilometro percorso hai dimenticato di allacciare la cintura di sicurezza!”

“Porca miseria che figura di m…!” Proprio io che ho cercato sempre di essere un esempio positivo, da “adulto” mi comporto così? Per questo desidero chiedere scusa a tutti quanti e consigliarvi far tesoro della mia esperienza: se ritrovate un amico dopo trent’anni e con lui salite subito in macchina, non lasciatevi mai prendere dall’emozione e dai ricordi. Allacciate prima la cintura di sicurezza, anche dovesse servire per percorrere un solo kilometro.

— Alberto Mandolesi —