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Auguri Schumacher, il figlio Mick: “Sei stato il migliore di sempre”


Una vita al limite, passata all’interno degli abitacoli delle macchine da corsa più veloci del tempo, a sfiorare e superare senza paura i 300 km/h. Il ritiro dalle corse, il rientro e di nuovo il ritiro, poi il tragico incidente, quel 29 dicembre del 2013, mentre sciava insieme a suo figlio, ora come sta?

La vita di Micheal Schumacher e la sua carriera

Il 3 gennaio del 1969, ben 52 anni fa, a Hürth, nell’allora Germania Ovest, nasceva una leggenda, una di quelle persone che nella vita avrebbe cambiato il modo di guidare e di vincere all’interno del suo sport: la Formula 1. Micheal Schumacher veniva al mondo già con il tarlo della velocità, tanto che a 4 anni iniziava la sua carriera sui kart. Dopo tanta gavetta nelle serie minori nel 1991 il pilota tedesco finalmente debutta nello sport che gli regalerà infinite soddisfazioni e record, la Formula 1. Qui è un tripudio di vittorie e di record abbattuti. I primi campionati del modo arrivano con la Benetton, nel 1994 e nel 1995 sbaragliando la concorrenza delle altre monoposto. Il 1996 è l’anno del passaggio alla scuderia più famosa del mondo, quella in cui ogni bambino appassionato di automobili vorrebbe un giorno correre o almeno guidare: la Ferrari. I primi anni sono difficili ma nel 2000 arriva finalmente l’agognato successo con la rossa di Maranello e da lì non si fermerà più. Per cinque anni consecutivi, fino al 2004 il dominio è incontrastato, 5 titoli mondiali, stabilendo e distruggendo record di altri miti e leggende di questo sport. Il 2006 è l’anno del ritiro, ma Schumacher fa fatica a rimanere fuori dai circuiti e nel 2010 torna in pista con la Mercedes, fino al 2012, non raccogliendo però gli stessi frutti degli anni precedenti.

I record del Kaiser Schumacher

I suoi record sono pazzeschi e ora sono insidiati solo da Hamilton, che infatti lo ha già eguagliato nel numero dei titoli mondiali vinti, sette. Schumacher però detiene ancora alcuni record, come quello della combo chiamata in gergo hat trick ovvero la realizzazione di pole position, vittoria e giro più veloce, insomma asso piglia tutto. È ancora il record-man dei giri veloci in gara e ora è secondo nella classifica di tutti i tempi come pilota di Formula 1 più vincente in assoluto con 91 gare vinte, 155 podi e 68 pole position. Strabiliante la stagione 2002 in cui il pilota tedesco è diventato Campione del Mondo per la 4 volta con la Ferrari, con ben 6 gare d’anticipo; quell’anno poi fu devastante per la concorrenza di Schumacher poiché il pilota tedesco non lasciò nemmeno le briciole ai suoi sfidanti, andando a podio per tutte e 17 le gare di quella stagione, vincendone 11.

L’incidente del campione tedesco e le sue condizioni

L’anno dopo del suo ritiro, il 29 dicembre del 2013, mentre era in vacanza in Francia a Meribel e sciava con il figlio Mick, purtroppo Schumacher cadeva durante una discesa con gli sci, sbattendo violentemente la testa contro una roccia. Da quel giorno sono poche le notizie che si hanno riguardo la sua salute. Per molto tempo è stato in coma farmacologico, per poi risvegliarsi e dopo qualche periodo tornare cosciente. La famiglia tiene il massimo riserbo sulle sue condizioni e dalle ultime voci sembra che il campione tedesco non sia più costretto a letto, né attaccato alle macchine per sopravvivere, per comunicare però utilizza ancora solamente gli occhi. Le sue cure, presso Villa Gland in Svizzera sembrano essere molto care, ammontando a circa 27 mila euro al giorno, 190 mila a settimana, per un totale di 10 milioni di euro l’anno. A renderlo sicuramente felice saranno le parole del figlio, ma anche il fatto che dal 2021 cominceremo di nuovo a vedere nella classifica della Formula 1 il nome Schumacher, grazie proprio a Mick che comincerà a correre nella scuderia americana Haas:

“Non mi danno fastidio, ognuno deve trovare la propria strada ma mio padre è stato il migliore che ci sia mai stato in questo sport, non vedo perché dovrei volermi staccare da lui”, ha detto in un’intervista rilasciata a Bild am Sonntag. “Il mio obiettivo è imparare e capire il più possibile. Voglio crescere in fretta, voglio perdere meno tempo possibile. Non ci si può far intimorire dai big. In fin dei conti sono esseri umani anche loro. Hanno fatto cose incredibili, gigantesche, in questo sport, ma nonostante questo bisogna imporsi, dare il massimo e guidare nella maniera più dura, seppur leale, possibile. Nelle altre categorie nelle quali ho guidato fino ad oggi, d’altronde, ho fatto proprio così”

Insomma personalità da vendere e grande determinazione, proprio come il padre Micheal.