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Roma oltre ad ai suoi monumenti che risalgono all’antichità è famosa per le sue fontane che si ritrovano in quasi tutte le piazze anche quelle più piccole; il maggior autore di queste spettacolari sculture è il napoletano, ma romano d’adozione Gian Lorenzo Bernini, che ha messo la sua firma su molte fontane, nascondendo in loro qualche curiosità, scopriamo quali.
Partiamo dalla piazza più importante dove sono poste le fontane di Bernini, Piazza Navona. La grande piazza romana si ipotizza che in antichità fosse un circo simile al Circo Massimo, e che venisse addirittura riempita di acqua, per simulare delle battaglie navali per il divertimento degli antichi romani. In questa piazza sono presenti numerose opere d’arte, oltre alle fontane berniniane, ma oggi noi ci concentreremo prima su quella del Moro e poi su quella dei Quattro Fiumi.
La fontana all’estremo meridionale della piazza fu oggetto di molte versioni da parte dello scultore napoletano, che alla fine vide il Papa gradire quella ad oggi presente a Piazza Navona. Un uomo possente, con fattezze africane (per questo Moro), che stritola un delfino da cui esce l’acqua. La particolarità di questa fontana è che per i lineamenti del volto di questo moro, si dice che Bernini si sia ispirato al volto della statua di Pasquino , la più famosa delle statue parlanti romane, posta a pochi passi dalla piazza, su cui venivano appesi versi satirici contro il clero o i nobili romani. Questo proprio per polemizzare contro il Papa, che aveva rifiutato numerosi disegni prima di questo; questa fontana poi venne realizzata da Giovanni Antonio Mari, su disegno dello stesso Bernini.
Al centro di Piazza Navona invece si staglia possente la Fontana dei Quattro Fiumi, sovrastata da un obelisco e interamente realizzata da Bernini. La fontana rappresenta i quattro fiumi più lunghi del mondo, Nilo, Rio de la Plata, Danubio e Gange e si sottopone a varie interpretazioni simboliche. Ma oggi a noi interessa un altro aspetto, nel periodo in cui Bernini dominava la scultura romana, c’era un altro scultore e architetto molto famoso per le sue opere sperimentali e stravaganti con cui si battevano a colpi di statue e palazzi: Francesco Borromini. La rivalità tra i due si dice fosse alta e il carattere scherzoso di Bernini si pensa possa aver ideato un affronto al suo rivale. Se infatti ci avviciniamo alla statua del Rio de la Plata, ci renderemo conto che sembrerà spaventato, con una mano protesa in avanti, come a volersi riparare da qualcosa che gli sta cadendo addosso; sapete cosa c’è davanti questa statua? La chiesa di Sant’Agnese in Agone, costruita proprio da Borromini con una facciata concava inusuale per l’epoca. Il tutto viene aggravato dalla statua del Nilo, che addirittura si copre il volto con un velo per non vedere la facciata. Questa leggenda seppure suggestiva e molto attinente al carattere berniniano, sembra però smentita da varie fonti storiche.
Ancora una volta Bernini, ancora una volta Pasquino. Questa volta però ad essere oggetto della pasquinata non è stato il Papa, ma lo stesso scultore, che ad oggi diremmo, aveva commesso una piccola gaffe. La Fontana delle Api, oggi posta all’inizio di via Veneto, è un chiaro omaggio alla famiglia Barberini, cui le api sono l’animale che compare nello stemma. Lo scultore, nell’incisione sulla statua scrisse che la fontana era stata realizzata nel 22° anno del pontificato di Urbano VIII, ma al compimento di questo anniversario mancavano ancora pochi mesi, così, subito lo spirito sarcastico dei romani colpì, attraverso dei versi appesi al collo di Pasquino, che recitavano: «Havendo li Barberini succhiato tutto il mondo, ora volevano succhiare anche il tempo!». Nelle intenzioni dello scultore voleva esserci un augurio al pontefice, ma per far calmare le polemiche il nipote del Papa, il Cardinale Francesco Barberini, decise di far cancellare l’ultimo numero togliendo un I (nella numerazione romana si passa da 22 XXII a 21 XXI).
Come al solito, il tentativo di recuperare da una gaffe generò un’altra gaffe e il cardinale fu accusato di augurare al Papa, di non arrivare al compimento del 22° anno di pontificato, come poi effettivamente successe. Urbano VIII infatti morì otto giorni prima di compiere questo anniversario, a Roma si direbbe je l’hanno tirata. La fontana infine prende la sua acqua dalla vicina fontana del Tritone, altra creazione berniniana; ciò che non sfuggì agli occhi attenti della popolazione romana fu la grande quantità di acqua presa per questa fontana e la poca che le tre api restituivano, proprio come le tasse ingenti che il governo del Papa chiedeva, restituendo ben poco a tutta la popolazione.
Ben altre sono le fontane di Bernini a Roma, questa volta vi abbiamo raccontato queste per la loro storia le loro curiosità! Rimanete aggiornati per altre storie su Arte e Cultura
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