Turisti nella Capitale: il cuore dei gattari
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Naso all’insù, zaino in spalla, giacchino sotto braccio e scarpe dannatamente comode. Questi sono i consigli che vi diamo se avete voglia di perdervi tra le strade di Roma. In questo modo, si deve solo imparare ad evitare un “acchiappino” e l’altro. Chi sono questi strani individui? Quelli che vi promettono la carbonara migliore di tutta la città, se mangiata nel locale in cui lavorano. Dopo il ground zero, continua la nostra avventura tra queste amate vie. Iniziamo a muoverci tra un “AHO” e l’altro, pronti a perdere l’attenzione e a essere depistati dal percorso che ci eravamo prefissati.
Il tour che faremo è lo stesso che propongo ad amici e parenti, specie se non sono mai stati nella Capitale. Per farlo, non va dimenticato che, per quanto poco abituati possiamo essere oggi, i romani giravano il centro senza troppi problemi a bordo delle loro “fette”. Da Termini, la cosa migliore da fare è quella di scendere a Piazza del Popolo, ammirando le chiese gemelle e ricordando che li vicino ha preso vita la parte conclusiva de “Il Codice da Vinci”.
Il percorso canonico che si apre ai nostri occhi è quello di via del Corso. Ci si può prendere qualche minuto per poter osservare lo scorcio diretto verso l’Altare della Patria, oppure si può scegliere se prendere la via a sinistra (quella del Babbuino) o quella a destra e respirare un po’ della futura e nascente arte. Se si opta per la via a sinistra si arriva a Piazza di Spagna, in questo modo si evita parte della gente che si accalca su via Condotti. Lasciandosi alle spalle Trinità dei Monti e la Barcaccia del Bernini, si può immaginare la protagonista di “Finalmente l’Alba” che osserva il sorgere del sole tra i palazzi del centro.
Diviene possibile respirare la sensazione che quella lunga notte ha lasciato sulla pelle di Mimosa, così balena nel pensiero la voglia di tornare la notte a godere il lento e ritmato flusso dell’acqua. Se si chiudono gli occhi, nonostante la folla e gli schiamazzi, si può essere trasportati placidamente sul letto del Tevere verso il mare aperto. Ci sono gli zoccoli dei cavalli che, però, insieme al clacson dei taxi vi riporteranno alla realtà.
Allora, a questo punto, la scelta di diventare turisti della Capitale “diversi dagli altri” impone il deviare dalle canoniche vie principali. Dovete tener a mente che seguendo il flusso di turisti si rischia di non godersi a pieno il centro storico, giusto perché perdersi tra le diverse rette parallele scandite dai vari palazzi, vi permetterà di vedere nuovi ed essenziali dettagli. Seppur lontani dalla corretta ubicazione, potreste esser spinti dalla voglia di “cercare Maria pe’ Roma”, ma questa è un’altra storia…
In un lento zizzagare, proseguendo immaginariamente lungo la via che ci separa da Piazza Venezia, è possibile entrare in diverse “gallerie artistiche”. Cortili di palazzi e scorci di cielo che spingeranno la vostra mano sul petto, per sentire il battito del vostro cuore fermarsi per qualche secondo.
Il centro, del resto, è così: ogni palazzo antico si affianca a un rifacimento un po’ più moderno. Per ogni singolo obelisco, arriva qualcosa di totalmente lineare e squadrato in grado di portarvi in un’altra epoca. In questo modo si viaggia attraverso lo spazio e il tempo assaporando quanto sia bella e dannata Roma.
Siamo, però, in qualche modo arrivati alla Galleria Alberto Sordi, l’emblema per certi versi della capacità mutevole che questa città possiede. Se ci si avvicina a distanza di qualche mese troverete uno o due negozi differenti rispetto all’ultima volta in cui ci siete stati. Una capacità che vi farà perdere quasi le coordinate di dove state andando e del monumento che volete raggiungere.
Vi consigliamo di non perdervi tra le via del consumismo e di proseguire dritto, per poi voltare alla vostra sinistra. Se ci trovassimo nel ’61 avremmo persino la possibilità di acquistare la Fontana di Trevi direttamente da Totò, il suo legittimo proprietario.
A seconda dell’ora del giorno o della sera, vedrete quanto cambi l’aspetto delle persone che vi circondano. La mattina è quasi un girone infernale: lo scosciare dell’acqua, il vociare della gente, le monetine tintinnanti che finiscono sul suo fondo. La sera, quando il sole non c’è più e lascia spazio alla luna, vi potete rendere conto di tutto il suo romanticismo. Vedere la Fontana di Trevi a quest’ora vi farà sentire un piccolo ammasso di polvere davanti alla magnitudine del tutto.
L’inquinamento luminoso offusca le stelle, sicuramente, ma vi fa comunque assaporare quelle più fricciacarelle. Saranno proprio quelle che vi faranno sentire un brivido sulla pelle e vi faranno venir voglia di desiderare l’amore. Così si può assistere a un bacio rubato, mentre continua l’inesorabile flusso dell’acquedotto. Vi verrà voglia di avvicinarvi al bordo e di osservare al suo interno così da chiedere a quella stessa acqua di poter parlare con voi. La sentirete urlare centinaia di migliaia di nomi, vi restituirà le risate e i sogni di chi c’è stato la mattina. Vi farà sentire Marcello Mastroianni che va incontro all’effimera voluttà. Vi farà sentire a casa e padroni del mondo.
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