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Roma si sa, è la città dei gatti, li troviamo ovunque e fanno compagnia a cittadini e turisti. Fino a non molto tempo fa infatti c’era anche una voce nel bilancio comunale di Roma dedicata al cibo per i gatti randagi cittadini che contribuivano a tenere la Capitale libera dai topi. Oggi si celebra la Giornata Mondiale del gatto nero e abbiamo scoperto che nell’antica Roma addirittura portavano fortuna!
Oggi 17 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del gatto nero. L’AIDAA (Associazione italiana difesa animali e ambiente) cerca ogni anno di sensibilizzare la società e di rimuovere il pericoloso stereotipo che queste piccole pantere in miniatura portino, come si suol dire a Roma, sfiga. Questa superstizione è ormai roba antica, risalente al medioevo, ma ancora qualcuno, quando incontra un gatto nero per strada…preferisce cambiare strada! Eppure il manto scuro dà a questo felino un portamento ancora più elegante rispetto al solito! Soprattutto nella razza persiana, con il suo pelo lungo oppure nella british, che sembra essere ricoperto da un folto velluto liscio. Anche la razza bombay, con i suoi occhi tondi e le orecchie affusolate si presta molto alle coccole da parte di chi lo incontra come anche la variante più comune da noi, quella europea, caratterizzata dalle orecchie a punta e delle pieghe della pelle a forma “M” sulla fronte.
Ma quando è nata la superstizione del gatto nero che porta sfortuna? Tutto prende vita nel medioevo sia per ragioni più pratiche sia per problemi legati alla fede e alle credenze popolari. Partendo da quest’ultime, questo felino è stato da sempre associato alle streghe, poiché infatti si credeva che le fattucchiere potessero trasformarsi proprio in gatti neri. Oltre a questa capacità si riteneva che questi animali fossero anche i loro preferiti, infatti ancora oggi quando vediamo disegnata una strega, quasi sempre al suo fianco oltre alla scopa e al cappello a punta troviamo anche un gatto nero. Così nel 1200, Papa Gregorio IX emanò una bolla, in cui si incentivava l’uccisione di questi poveri animali, proprio perché creduti bestie demoniache! Altre due ragioni però aumentarono ancora di più la diffidenza in questo piccolo animale; la sua presenza nei villaggi costieri era infatti segno di turbamento e di agitazione perché i gatti neri erano gli animali preferiti dai pirati, che li portavano a bordo per dare la caccia ai topi presenti nelle loro navi. Vedere un gatto nero quindi voleva poter dire che questi razziatori erano sbarcati e che stavano per arrivare a distruggere tutto! Infine un altro motivo che portava ad odiare questa particolare specie di gatto, era perché potevano far imbizzarrire i cavalli che trainavano carrozze con persone o merci. Nelle strade medievali infatti non c’era illuminazione e di notte i cavalli non riuscivano a vedere che gli occhi gialli dei gatti passare davanti alle loro zampe. Una visione paurosa per noi, figuriamoci per i cavalli, che appena vedevano questi minuscoli occhi si imbizzarrivano, creando non pochi danni!
D’altro canto però in altre società il gatto nero è simbolo e presagio di fortuna, come in Scozia e nei paesi anglosassoni in cui si pensava che averne uno che gironzolasse per casa, portasse molta fortuna! Questo perché anche in questa parte del Nord Europa, si credeva che i gatti neri potessero essere l’incarnazione di una fata di nome Sith. Sempre legata al rapporto con le divinità è invece il rapporto che gli antichi egizi avevano con i gatti, per loro veri e propri dèi in terra, animali sacri che davano le sembianze alla dea Bastet e Sekhmet, protettrici della casa, della fecondità e delle donne. Infine arriviamo a noi, ai nostri antenati, gli antichi romani, anche qui si pensava che averne uno in casa portasse molto bene e addirittura, quando questi animali morivano i romani erano soliti seppellirli o spargere le loro ceneri per i campi come auspicio di un raccolto fruttuoso!
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