I colli di Roma non sono 7 ma molti di più
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A Roma, oltre lo spettacolo generale della città più bella al mondo, in un giorno particolare dell’anno, per il clima e anche per la città eterna, si assiste a uno spettacolo unico nel mondo, sai già qual è?
Diciamo pure che gli antichi romani quando costruivano lo facevano per bene, in modo che le cose che mettevano in piedi potessero durare per l’eternità; e diciamo pure che ci riuscivano! Una testimonianza può essere lo stesso Pantheon di cui parliamo oggi, ma basta guardare anche gli acquedotti o il Ponte dei quattro capi, all’Isola Tiberina, per capire quanto la loro conoscenza dell’ingegneria e dell’edilizia fosse già avanzata. Per quanto riguarda il Pantheon dunque, a costruirlo fu Marco Agrippa, cognato del primo imperatore romano, Cesare Augusto, nel 27 a.C. Questa struttura vanta un record ancora oggi, è infatti la cupola in calcestruzzo romano più grande al mondo, superando nel diametro anche quella di San Pietro fatta da Michelangelo e quella di Santa Maria del Fiore a Firenze, fatta da Brunelleschi. Il tempio era dedicato a tutti gli dei, come dice anche il nome della struttura che deriva dal greco pan=tutti, thèon= dei; nel corso della storia fu distrutto da un incendio nel 110 d.C. e ricostruito dall’imperatore Adriano tra il 125 e il 128.
La cupola del Pantheon è un omaggio al globo terrestre e all’universo, infatti al suo interno ci sono molti simboli e numerosi richiami numerologici molto importanti nella cultura romana. La costruzione della cupola ha richiesto un grande sforzo agli ingegneri romani, che hanno impiegato vari materiali per la sua costruzione, dai mattoni, al tufo, alle scagli di mattoni, fino ai lapilli vulcanici impastati con il calcestruzzo, presenti sulla sommità della cupola e adatti per la loro leggerezza. In cima la cupola però non fu mai chiusa non per errore o per altri motivi, ma per realizzare uno spettacolo fantastico in tutti i giorni dell’anno e soprattutto il 21 aprile. Questo foro di 9 metri, chiamato occhio è l’unica fonte di luce, se si toglie la porta di entrata, che illumina la struttura. La luce che entra da qui disegna ogni giorno un tragitto differente, illuminando i vari ambienti con luce differente.
Il vero spettacolo però accade il 21 aprile, giorno del compleanno di Roma; la luce del sole alle 12, inonda il Pantheon e colpisce l’entrata. Quest’effetto speciale, attentamente studiato dagli antichi romani, serviva come celebrazione del compleanno di Roma, ma soprattutto dell’imperatore, che bagnato dalla luce del sole, poteva celebrare i riti consueti in questa data.
Quella della pioggia che non entra all’interno dell’occhio del Pantheon non è del tutto una leggenda metropolitana. Soprattutto nell’antichità infatti, quando questa struttura era a tutti gli effetti un luogo di culto, al suo interno erano accese molte candele e il calore quindi prodotto al suo interno tendeva a salire verso l’alto, creando l’effetto di un vero e proprio camino. La quantità di calore che usciva dunque impediva all’acqua di entrare o per lo meno a una pioggia leggera; questo può verificarsi tutt’oggi soprattutto quando il Pantheon è frequentato da un grande numero di persone, che sviluppano un grande calore.
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