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Sanremo 2021 i PUNTI DI SVISTA di Sara Matteucci

foto di: Immagini prese dal web

PUNTI DI SVISTA di Sara Matteucci

Una rubrica per raccontare la tivù, vista dal mio punto di vista: con i suoi PUNTI DI SVISTA

 

Questa settimana nel mirino Sanremo 2021.

Piace davvero questa musica? Piace, forse, l’idea che l’audacia disinneschi l’anacronismo sanremese. Spazio alle mise che inneggiano al gender fluid: i maschi con la gonna sono il nuovo paradigma del Festival, perché ad oggi il vincolo di costume maschile è da declinarsi obbligatoriamente in machismo…giammai!

Donne e uomini, nessuna distinzione. Un vademecum di politically correct impera nelle 5 ore di diretta serali. L’imposizione perpetua di un pensiero liberale è stucchevole e rende impegnato uno spettacolo musicale di rivalsa dopo un anno torbido. Sanremo non è più il ring pronto a difendersi dalle polemiche, piuttosto aggira sapientemente l’ostacolo inneggiando inclusività. Virtù decantata e fin troppo manifesta.

Il pubblico – da casa – è smarrito, gli applausi sono necessariamente registrati.

La spettabile aspettativa di uno spettacolo super partes ha ceduto con cordoglio a un’area dimessa. Non è tempo di festa, ma lo sapevamo!

Solo la musica – confondendo – è riuscita a cancellare la rassegnazione. Un avanguardismo però non in linea con il palco di Sanremo: performance impeccabili e canzoni – a volte urlate – deridono l’idea che la melodia delle belle parole sia la musica da ricordare. Poi, arriva l’astro nascente: I Maneskin. I vincitori di questo settantunesimo Festival, la forte scossa di smottamento alle fondamenta della nuova deontologia di Sanremo. Ci hanno messo in riga – tutti –  zitti e buoni.

 

Quanto all’intrattenimento ricorderemo il pathos di Matilda De Angelis – la promettente attrice ceduta oltre oceano – reduce da The Undoing, dove ha recitato al fianco di Nicole Kidman e Hugh Grant. La venticinquenne ha scaldato i motori nel corso della prima serata con la sua voce accogliente e quella dose di ingenua malizia. Il savoir faire di un’attrice di spessore come Monica Guerritore, invece, ha ricordato vagamente l’incanto dello spettacolo dal vivo. Grande impatto anche il monologo dell’attrice Antonella Ferrari, grido di speranza contro la SLA, il mostro che la persuade da oltre vent’anni. Lustrini, pagliette e gran voce per Elodie, la cantante ha incendiato il palco con una performance medley raggiungendo un picco di gradimento totalitario.

 

Il distanziamento, iniziato un anno fa, ad oggi non è ancora cessato e si è permeato persino nello spettacolo. L’obiettivo era un Festival di congiunzione nonostante la distanza, ma è palpabile – in senso lato – lo sforzo nel far sembrare normale ciò che normale non è.