I 76 anni di ANSA, "la cronaca che si fa storia"
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Sia nella prima ondata che nella seconda purtroppo il Covid ha costretto i teatri a chiudere i battenti, lasciando un vuoto nelle persone e nelle città. La quarantena all’interno delle case è sempre più difficile e sembrano non bastare più le videochiamate o le trasmissioni in streaming, così Fabio Morgan ha pensato di portare il teatro direttamente nei cortili dei palazzi Ater di Roma!
Esattamente così, rivisitando un po’ l’antico proverbio, Fabio Morgan insieme a Progetto Goldstein e La Città Ideale, ha deciso che a causa dei teatri chiusi per la pandemia, lo spettacolo teatrale poteva uscire dai confini del palcoscenico e invadere gli spazi pubblici dei cortili dei palazzi Ater. L’idea di Fabio nasce da una passeggiata proprio nelle zone popolari del Quarticciolo:
“Su un muro c’era una scritta recente che diceva: La quarantena in 20 mq non si può fare! Non era semplicemente una scritta ma un vero e proprio grido di dolore e di attenzione. Era il momento di inventare qualcosa che potesse intrattenere e mettere insieme, pur non potendo stare insieme. Nei momenti di crisi chi ci rimette di più sono sempre le persone che vivono situazioni già molto delicate. Un’artista ha il compito di inventare nuove forme per cercare di non lasciare sole queste persone. Il compito di coinvolgerle e farle sentire che qualcuno si occupa di loro, che qualcuno si prende l’onore e l’onore di fargli passare un paio di ore in modo diverso. È bastato osservare da vicino il quartiere e studiare la conformazione dei vari lotti di case popolari presenti a Roma, per vedere che in tutti ci sono grandi cortili attorniati da palazzi: ecco l’idea! Far diventare il cortile per un giorno un palcoscenico. Invitare i vari condomini dei palazzi ad affacciarsi alle finestre per vedere lo spettacolo, ognuno nella sua abitazione, tutti uniti nella visione di Romeo e Giulietta”.
L’operazione di Fabio Morgan è veramente interessante per diversi motivi: il primo è quello di regalare un momento di gioia a tutti coloro che vivono nella periferia della Capitale, il secondo è quello di riportare il teatro di Shakespeare, nato come popolare, nel suo contesto originario ovvero tra il popolo. E questa è anche la visione del regista Leonardo Buttaroni:
“…la storia di due ragazzi, che per destino e fato avversi, si ritrovano a vivere un amore impossibile. Tra mille ostacoli e sospinti dagli eventi navigheranno verso il tragico finale. Tra battute folcloristiche, converse, musicassette e canzoni degli anni ’80, ho incastonato la nostra storia, ho immaginato come un romano Doc di quei tempi, me l’avrebbe raccontata, come avrebbe esaltato con sontuose iperboli la parte comica e come avrebbe affondato il coltello nella tragedia. Un’esibizione piena di emozioni, in punta di piedi nelle case del popolo e nei loro balconi, nelle finestre e nelle terrazze. Tutto per ricordare non quello che eravamo, ma quello che per sempre saremo. Perché la Roma che conosco, non perderà mai il vizio di essere… POPolare”
E così il 10 e 11 dicembre, alle 17.00,presso l’Ater Quarticciolo e il 12 e 13 dicembre presso l’Ater Primavalle, i balconi degli inquilini delle case si trasformeranno in palchetti da teatro, per far vivere un’esperienza da loggione ad ogni abitante di quelle zone. L’evento, oltre che live da questi quartieri sarà visibile anche online sulla pagina facebook de La città ideale (www.facebook.com/lacittaideale). Un’iniziativa lodevole che sicuramente meriterebbe di essere replicata e anzi addirittura di essere strutturata in una tournée in tutti i quartieri Ater di Roma magari, dando vita a un teatro diffuso nella città, in tutte le stagioni. Un progetto che sicuramente sarebbe piaciuto anche a Gigi Proietti, a cui il tema del teatro popolare è stato sempre molto a cuore, insieme al genio di William Shakespeare, tanto da impegnarlo a ricostruire il Globe, l’antico spazio in cui si esibiva il drammaturgo inglese (che ora porta il nome dell’attore romano), proprio nel cuore di Roma, a Villa Borghese, proprio con l’intento di portare a teatro il popolo. Non resta dunque che augurare tanta “merda”, come si è soliti dire dietro le quinte dei teatri e un grande successo a questa iniziativa. Daje!
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