"Greve" un cugino di "grave", ma più osceno
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Da secoli la primavera è considerata la stagione della rinascita e quest’accezione è presente anche nell’etimologia del nome, scopriamo il valore che ha avuto sin dall’antichità
Il 21 marzo coincide con l’equinozio della primavera, stagione del risveglio della natura, delle giornate che si allungano, del ritorno a un clima più mite dopo il freddo invernale. L’etimologia del termine non è semplice da ricostruire dato che ha influenze che sono antecedenti al latino. Prima deriva dal latino primus mentre vera ha radice indoeuropea, precisamente dalla radice sanscrita Vas che significa splendere e da cui deriva la dea del focolare domestico dell’Antica Roma chiamata Vesta.
Secondo questa ipotesi etimologica, la parola primavera ci parla allo stesso tempo di un inizio e di qualcosa di splendente. Nella Mesopotamia l’equinozio di primavera coincideva con l’inizio dell’anno. In Egitto si teneva una festa legata alla fertilità della terra. I Celti organizzavano danze intorno a un falò, considerando questo giorno come l’inizio del periodo di luce, tanto che pure oggi il sito neolitico di Stonehenge ospita riti analoghi.
Per i Greci e i Romani era un passaggio da dedicare alla Grande Madre, divinità ancestrale madre di tutti gli dei, con raccolti agricoli, banchetti, gare e giochi pubblici. Secondo il Cristianesimo la Pasqua doveva tenersi la domenica successiva al primo plenilunio che seguiva l’equinozio. In Turchia e in India ancora oggi sono celebrate antiche usanze con il fuoco considerato un elemento di purificazione.
La primavera è la stagione che consente di organizzare con la famiglia e gli amici delle piacevoli scampagnate in mezzo alla natura, fare delle piacevoli passeggiate in spiaggia godendo del primo sole, prepararsi mentalmente all’estate e quant’altro. Anche Roma offre tante possibilità di leggerezza e divertimento all’aria aperta, sfruttando i parchi pubblici, i giardini e le molte manifestazioni che si tengono in città.
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