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Double Fab, il dj romano padre di Voxson Vintage Radio


Fabio Fabrizi, nato a Roma nel 1965 e cresciuto a Villa Gordiani fino a 17 anni frequentando l’Istituto Tecnico Industriale J.C Maxwell, è il protagonista dell’intervista della seconda intervista del 2021 di Faber Cucchetti. Ai 18 anni Fabio si trasferisce per cause di forza maggiore in zona Casetta Mattei mentre ora abita a Tor Sapienza.

Fabio, quando e come hai scoperto la tua vocazione musicale?

Fin da bambino ho amato la musica. Mio padre era uno a cui piaceva tutta: spaziava dai Deep Purple a Lucio Battisti, da Battiato al trash degli Squallor, dalla dance, all’italo disco di Gazebo (per dirne uno), dalfunky di Jimmy Castor Bunch, agli innovativi Kraftwerk, dai Rockets ed i Pink Floyd. Insomma sia a casa che in auto si ascoltava musica e io ci sono cresciuto. La passione del dj invece nacque più tardi a scuola. Alcuni compagni di classe andavano a ballare al Much More e spesso mi parlavano di questo Faber Cucchetti, della sua musica e dei suoi mixaggi. Si erano attrezzati e si dilettavano a casa con i giradischi e un giorno mi portarono una cassetta mixata da loro. Io non ci capivo niente, per me era un capolavoro e così preso da questo loro entusiasmo convinsi mio padre a comprarmi un mixer e un altro giradischi, cominciando a rovinare i primi vinili. Quando dissi loro che mi ero attrezzato, la risposta fu: ”Ma tu che cazzo devi farci con il mixer e i giradischi?!”. Il bello fu che qualche anno dopo mixavo in una nota discoteca della capitale e scorsi uni di quei tizi che ballava. Quando mi vide rimase sorpreso. Gli dissi: ”Vedi… Questo dovevo farci con il mixer e i giradischi”.

Sappiamo di una tua collaborazione con un personaggio diventato successivamente famoso in ambiti di spettacolo diversi: com’era Roberto Giacobbo?

Quando conobbi Giacobbo, era un personaggio che ti faceva scompisciare dalle risate: quello che faceva in radio o negli spettacoli in discoteca, lo faceva anche nella vita ordinaria. Spesso ho pensato che un Roberto Giacobbo normale non esistesse, ma mi sono ricreduto invece quando ha cominciato una nuova avventura come presentatore televisivo. Ultimamente l’ho rincontrato in un posto inaspettato, dove vendono materassi e cuscini, e ci siamo ricordati alcune cose del passato e aneddoti vari. Fuori dal personaggio televisivo è rimasto sempre lo stesso burlone.

La tua carriera professionale è decollata nel 1988. Il tuo nome artistico “Double Fab” nacque allora

Nel 1988 ho avuto l’onore di entrare a far parte della organizzazione Full Beat di Faber Cucchetti. Per me era un sogno che si realizzava poter entrare in un luogo quasi sacro, lo studio di via Bazzoni dove si produceva Dimensione Dance. Avevo quasi paura ad entrarci. Faber, dopo una gara fra disc jockey organizzata proprio da loro al Woodoo di Sacrofano, mi fece chiamare per andare a fare una serata in Calabria come scratcher insieme a lui ed Afroside (Elvio Moratto). Tornando da laggiù, mi propose di andare in studio per imparare ad usare il Revox in modo da fare qualcosa per il suo programma a Radio Dimensione Suono. Inutile specificare che non ci dormii quella notte. Cominciai ad armeggiare con tagli e ritagli dei nastri osservando il lavoro dei titolari, Passalacqua e Prestipino. Di lì a poco il mio esordio su Dimensione Dance. Non stavo nella pelle, un sogno che si realizzava.

Da braccio destro di un noto DJ romano a protagonista. Come hai vissuto il passaggio di categoria?

Partirei da una cosa molto importante che c’è sempre stata tra me e Faber: il rispetto reciproco sia come persone che professionalmente. Al livello umano sicuramente ci possono essere state divergenze su diversi punti di vista ma il rispetto non è mai mancato specialmente in consolle. Il passaggio di categoria è avvenuto in maniera naturale diciamo che quando abbiamo cominciato a dividerci per andare uno in una discoteca e uno in un’altra, le occasioni di lavorare insieme sono diminuite e alla fine siamo andati ognuno per la propria strada. Nel cuore però porto sempre le nostre serate insieme e le risate che ci siamo fatti. Ultimamente quando è ricapitato abbiamo cazzeggiato di nuovo.

Fai parte di una generazione che ha usato i giradischi in maniera acrobatica, gareggiando con nomi leggendari. Raccontaci di te e dei più temibili avversari.

Penso che per un dj quello sia stato il periodo più bello in assoluto. Tutto cominciò guardando una video cassetta dove Cash Money vinceva il mondiale del DMC nel 1988. Mi appassionai subito allo scratch e cominciai a limare i dischi, però chi mi fece innamorare delle gare fu Mauro Tannino (che porto nel cuore). Mi aveva appena conosciuto all’Acropolis e m’invitò a vedere la finale regionale dove partecipava anche lui, quella che poi vinse all’Executive. Tornai a casa gasato e decisi di cimentarmi. Nel 1990 feci la mia prima gara ma avevo contro i mostri sacri: Lory D, Andrea Piangerelli, Mauro Tannino etc. Arrivai sesto. A novembre dello stesso anno però ci riprovai e vinsi. Molto mi ha aiutato la vicinanza di quei nomi leggendari dei quali ero diventato amico e sai come si dice: “tu dai una cosa a me io do una cosa a te”,  così ho perfezionato la mia performance. Nel 1991 alla finale nazionale italiana arrivai quarto. I più temibili direi fossero Francesco Zappalà e Lory D., senza nulla togliere agli altri.

Per un periodo lasciasti Roma per lavorare nel nord Italia. Erano gli anni novanta, che differenze trovasti rispetto alle tue esperienze capitoline?

Nel 1995 mi trasferii a Padova a Radio Company, capitanata da Mauro Tonello.  Organizzavano delle serate e dei pomeriggi in discoteca dal nome: Fortissimi Live, una classifica mixata e animata in diretta nel locale, un evento molto seguito. Che differenze trovai tra nord e centro? Sai come si dice: paese che vai usanze che trovi. Io mi trovai subito a mio agio nelle serate con l’animatore, specialmente perché chi animava era anche uno conduttore radiofonico e quindi i tempi erano stretti, la conduzione veloce e non invasiva, e questo rendeva tutto molto fluido, dando spazio alla musica in primis. Per quanto riguarda la radio ho imparato parecchio. Avevo già dalla mia esperienze non indifferenti nella capitale, ma lì mi perfezionai con nuove tecnologie e con un nuovo modo di vivere la radio.

Il tuo nome è diventato famoso soprattutto grazie ad una intuizione figlia delle precedenti esperienze. Raccontaci Voxson Vintage Radio

Voxson Vintage Radio nacque nel 2006. L’idea era quella di fare qualcosa di diverso con un budget ristretto e quindi niente conduttori. In quel periodo non c’erano radio totalmente revival, così si scelse di provare quella formula musicale con gli anni ‘70 – ‘80, a cui in seguito si aggiunsero anche i ‘90 e i 2000. Il nome uscì fuori dalla moda di allora, era molto in voga il vintage per tutto quello che aveva fatto moda: musica, abbigliamento, accessori. Lasciando la paternità del nome originale della emittente, che prima si chiamava Voxson Radio, il logo si tramutò in Voxson Vintage Radio.
Fu un successo inaspettato. La mattina selezioni musicali senza conduttori, la sera i miei megamix ‘70 – ‘80 – ‘90. Nel 2008 arrivammo a 100.000 ascolti dei quali 40.000 solo la sera con i megamix che andavano in onda dalle 22.00 alle 6.00 del mattino. Inutile dire quante richieste e complimenti ho ricevuto per quel lavoro. Tutto quello che avevo imparato negli anni lo misi in quel progetto.

Durante tre decenni hai lavorato in tante discoteche. A quali sei rimasto più affezionato?

Nel 1986 ho messo il mio primo disco allo Studio 7, il locale che mi ha dato la possibilità di esibirmi e che porterò sempre nel cuore. L’emozione più forte l’ho provata al Palaghiaccio di Verona per il capodanno con Radio Company: lavorare con più di 13.000 persone fu una cosa indimenticabile.
A quale locale sono rimasto più affezionato? Ti direi a tutti perché ognuno ha una storia, però in questo momento ti dico il Room 26. Lì ho avuto la possibilità di conoscere e lavorare con molti artisti famosi (Cristian Marchi, Fargetta, Albertino & Marvin, e molti altri), ritrovare vecchi amici (Paolo Pompei, Marco Gioia, Faber Cuchetti), e conoscerne di nuovi (Lele Sarallo, Lory Voice). Ho cominciato a lavorarci nei venerdì con il GruppOne e Paolo Pasquali (a cui devo il mio ritorno in consolle) nel 2012 e nel 2020, prima del Covid, ero ancora lì.

Dai tagli dei nastri con i Revox, ai primi computer, fino alle tecnologie attuali. Sei sempre rimasto aggiornato. Quali le differenze sostanziali fra il lavoro analogico di ieri per Dimensione Dance e quello di oggi a M100?

Il registratore a bobine Revox rimarrà sempre nel mio cuore ed a casa ne ho ancora uno. Insieme ad altri, con i primi pc ci buttammo a capofitto per imparare nuove tecnologie, e parliamo del 1991 a Mix FM. Ci presero per pazzi ma alla fine avevamo visto bene nel futuro. Certo, all’inizio passare dalle bobine al digitale fu un trauma, lasciare le sicurezze e la manualità del nastro per poi fare tutto con il mouse è stato un tuffo nel vuoto, ma adesso non tornerei indietro.
Per Dimensione Dance il lavoro analogico era fuori dal comune. Con tagli e ritagli se avevi pazienza, fantasia e abilità potevi fare cose spettacolari (io rifacevo i tagli di Mantronix per dirne una), alla fine però significava registrare su nastro, tagliare e incollare, al massimo con l’ausilio di un campionatore con cui potevi inserire degli special, ed era comunque un lavoro lungo: per fare un’ora di mixato se eri davvero veloce ce ne mettevi tre o quattro. Oggi invece con un pc hai in casa un vero e proprio studio di registrazione e puoi fare cose spettacolari; hai a disposizione plugin che isolano la voce o la base , puoi crearti delle versioni dei brani tutte tue, con VST che ti permettono di risuonare alcune parti dai brani. Per M100 adesso utilizzo questo metodo. Lì ho conosciuto un altro grande dj e tecnico, Lucio Scarpa, che mi ha aiutato a perfezionarmi in alcune cose del digitale, con suggerimenti molto utili, e qui ho ritrovato vecchi amici tra cui Andrea Torre, ora direttore di Globo e M100.

Quanti vinili hai nella tua collezione? A quali sei più legato?

Ne avevo 10.000 circa ma per problemi di spazio li ho dati via quasi tutti dopo averli digitalizzati. Quello a cui sono più legato è il mix dei Frankie Goes To Hollywood – Relax.

Durante il lungo stop professionale causato dalla pandemia, hai sviluppato nuove idee?

Durante questa pausa forzata, ho ripreso a studiare i software musicali per la produzione dei mixati e dei remix, aggiornando VST e plugin. Ho ampliato nuove idee con la speranza di poterle usare presto nelle serate. Con gli amici dj spesso ci sentiamo e magari si butta giù qualche idea per remixare qualche brano. Prima del Covid con Marco Gioia abbiamo realizzato alcuni bootleg che trovate su Demodrop.

Sei un appassionato cicloamatore ed hai all’attivo belle imprese. Raccontaci le tue passioni sportive

Fin da bambino ho sempre amato la bicicletta in particolar modo quella da corsa, ma erano troppo costose e ripiegai su una Safari con ruote da 20 pollici. Mi accorsi che quello era uno sport che avrei potuto praticare quando una volta con quella stessa Safari percorsi 50 km. Da grande poi riuscii a comprarmene una veramente da corsa e così cominciò l’avventura da amatore. Da dove abito ora posso raggiungere facilmente i Castelli Romani e arrampicarmi per quelle salite o arrivare presso il circuito di Tor Vergata dove puoi fare la velocità, così con altri amici cicloamatori faccio delle uscite che possono raggiungere anche i 120 km. Un altro sport a cui sono affezionato è la corsa: con i miei tempi da tapascione ho corso più volte la Roma-Ostia, un paio di Maratone di Roma ed altre garette sparse con il solo obiettivo di arrivare alla fine.

Programmi per il dopo pandemia?

Dopo il Covid vorrei tornare a far divertire la gente in pista con la speranza che tutto torni come prima. Non credo che il pubblico si sia dimenticato delle discoteche, anzi invece credo che non veda l’ora di ballare di nuovo.

 

Dacci qualche link dove poterti seguire e ascoltare: 

http://www.m100.it/ 

http://vintagemegamix.com/

https://www.radio80.it/

https://www.radiocompany.com/

Vintage Megamix è una web radio che gestisco completamente io dove girano 24 ore su 24 megamix 70 80 90 e 2000, ad oggi vanta di quasi 800 ascoltatori giornalieri