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La penisola italiana ospita, nonostante l’estensione territoriale relativamente contenuta se raffrontata alle dimensioni di altri Paesi europei, come ad esempio la Francia o la Germania, ben tre realtà politiche distinte: la Repubblica Italiana, che occupa quasi l’interezza della superficie, e i microstati della Serenissima Repubblica di San Marino e dello Stato di Città del Vaticano. Oggi scopriamo insieme come e perché è nato quest’enclave all’interno del territorio della capitale d’Italia!
Noto per essere lo Stato sovrano più piccolo del mondo, sia per numero di abitanti che per superficie territoriale (circa 440.000 metri quadrati, di cui 55.000 occupati dal Palazzo Apostolico e circa 25.000 da una ventina di cortili e piazze, tra le quali anche piazza San Pietro), lo Stato di Città del Vaticano nasce il 7 giugno de 1929, esattamente novantadue anni fa, con la ratifica dei Patti Lateranensi. Firmati l’11 febbraio dello stesso anno tra Benito Mussolini e il cardinale segretario di Stato Pietro Gasparri – in vece di Papa Pio XI –, i Patti Lateranensi chiudevano finalmente la cinquantennale disputa che, all’indomani della proclamazione del Regno d’Italia, aveva visto opporsi il neonato stato italiano e la Santa Sede, e passata alla storia con il nome di “Questione Romana”. Mussolini agì per ottenere consensi e acquisire popolarità presso gli italiani, nella stragrande maggioranza cattolici e devoti al Papa, all’inizio del suo regime dittatoriale: tuttavia, anche dopo la caduta del Fascismo, la validità dei Patti fu riconosciuta dalla Repubblica Italiana, come ribadito dall’articolo 7 della Costituzione.
Dopo aver regnato per circa un millennio su buona parte dell’Italia centrale, lo Stato della Chiesa aveva visto, infatti, ridurre drasticamente la propria sfera d’influenza al momento dell’annessione al Regno d’Italia, nel 1870. Quando il 20 settembre del 1870 i bersaglieri entrarono a Roma, a seguito della breccia di Porta Pia, il pontefice Pio IX venne deposto militarmente della sua sovranità temporale.
Con la proclamazione di Roma capitale del nuovo Regno, col Regio Decreto del 9 ottobre 1870 n. 5903, il potere temporale dei Papi fu soppresso e Pio IX non espresse né consenso né adesione all’occupazione italiana: egli finì i suoi giorni considerandosi prigioniero politico e non uscì mai più dal Vaticano, nonostante la prosecuzione della sua carica spirituale. È così che nacque la cosiddetta Questione Romana, con cui si designa il periodo di cinquantanove anni in cui i rapporti tra la Chiesa cattolica e l’Italia rimasero irrisolti e tesi.
Con l’articolo 3 del Trattato di cui si compongono i Patti Lateranensi, il Regno d’Italia (e la Repubblica, poi) riconosceva «alla Santa Sede la piena proprietà e la esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana sul Vaticano». È ammessa al Papa la piena giurisdizione dei territori del Vaticano, che consistono per la maggior parte di quella porzione della città di Roma compresa nella cerchia delle mura Leonine, più alcune aree minori extraterritoriali su suolo italiano. Il 1º luglio del 1969, una legge emessa dal Papa stabilì la monarchia assoluta elettiva di natura teocratica quale forma di governo di Città del Vaticano, in cui il pontefice esercita tutti i poteri legislativi ed esecutivi – supportato da una commissione di cardinali eletti ogni cinque anni. La difesa dello Stato e del Santo Padre sono affidate al Corpo della Guardia Svizzera e al Corpo di Vigilanza. Il numero di abitanti, anche non stabilmente residenti, è di 618 unità: la cittadinanza spetta ai residenti stabili in Vaticano per ragioni di carica, dignità o impiego e a coloro cui sia concesso dal Pontefice. Per quanto piccolo, lo Stato di Città del Vaticano ha una propria stazione radio, un’emittente televisiva, batte moneta ed emette francobolli ed è autonoma per quanto riguarda l’organizzazione civile ed ecclesiastica, con propri servizi tecnici, giuridici, economici e sanitari.
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