Al Museo della Fanteria una straordinaria mostra per scoprire da vicino Frida Kahlo
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L’11 febbraio del 1929, all’interno del Palazzo del Laterano, sede ufficiale del Papa e sua residenza per molti secoli, vennero firmati i Patti Lateranensi ovvero il trattato che ancora oggi, dopo quasi cento anni, regola i rapporti tra lo Stato Italiano e la Chiesa e mettono fine a quella “questione romana”, avviata nel 1870 con la conquista di Roma da parte del Regno d’Italia.
TRATTATO FRA LA SANTA SEDE E L’ITALIA
IN NOME DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
Premesso:
Che la Santa Sede e l’Italia hanno riconosciuto la convenienza di eliminare ogni ragione di dissidio fra loro esistente con l’addivenire ad una sistemazione definitiva dei reciproci rapporti, che sia conforme a giustizia ed alla dignità delle due Alte Parti e che, assicurando alla Santa Sede in modo stabile una condizione di fatto e di diritto la quale Le garantisca l’assoluta indipendenza per l’adempimento della Sua alta missione nel mondo, consenta alla Santa Sede stessa di riconoscere composta in modo definitivo ed irrevocabile la « questione romana », sorta nel 1870 con l’annessione di Roma al Regno d’Italia sotto la dinastia di Casa Savoia;
Questo è l’incipit del trattato dei Patti Lateranensi che fu firmato, in quella giornata storica sia per l’Italia che per la Città del Vaticano e che sancì ufficialmente la nascita di uno stato all’interno di Roma – oggi la nostra capitale è sede di tre stati. La giornata fu storica perché da quel giorno del 1870 in cui il Regno d’Italia conquistò Roma e dopo poco ne fece sua capitale, Papa Pio IX nun è che l’avesse presa molto bene. Si considerava infatti un prigioniero dello Stato Italiano, imprigionato in quelle quattro mura di San Pietro (non che je fosse andata male eh).
E dal 1870 al 1929 che successe? Italia e Vaticano se faceveno li dispetti come marito e moglie? Diciamo che non correva buon sangue tra le due istituzioni, ecco; l’Italia nel 1871, con la “Legge delle Guarentigie” ci provò a mettece ‘na pezza, come si suol dire, sul rapporto con la Chiesa, ma niente er Papa era tosto come ‘n sampietrino e nun voleva sentì raggioni, lui era ‘n priggioniero. Questo trattato infatti nella storia è rimasto unilaterale ovvero scritto dall’Italia ma mai riconosciuto dal Papato; le funzioni che avevano però queste leggi erano la regolazione dei minimi rapporti necessari tra le due istituzioni. Con il passare del tempo, vedendo che la situazione non sarebbe ma cambiata alcuni vescovi e di conseguenza anche i papi che si sono succeduti sul trono di Pietro, abbandonarono l’idea di un ritorno ai territori del vecchio Stato Pontificio; si fece strada così sempre più l’idea di un trattato con lo Stato Italiano.
Addirittura, Pio IX, pe’ quanto se l’era presa, chiese a tutti i cristiani di non partecipare alla vita pubblica italiana, cercando così di mandare in tilt il sistema politico. Questa decisione con il tempo venne sempre più alleggerita, fino a scomparire nel 1919, quando addirittura nacque il Partito Popolare Italiano (il soggetto politico antenato della Democrazia Cristiana del secondo dopoguerra), che cercava di riunire tutti i cattolici in un unico luogo.
Si arrivò quindi al febbraio del 1929 che i tempi erano maturi per un concordato di reciproca convivenza a Roma tra lo Stato Italiano e la Città del Vaticano. Così dopo essersi messi d’accordo su diversi punti come la libertà di autonomia del Papa, l’indipendenza della Città Apostolica e dopo che l’Italia accettò di pagare un lauto indennizzo per tutti i territori persi, i patti vennero finalmente siglati. Per celebrare quest’evento e festeggiare in grande pompa questo accordo, di lì a breve venne costruita l’odierna via della Conciliazione, che collegava attraverso ponte Vittorio Emanuele II, la parte della Roma laica a quella Cristiana.
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