Il Passetto di Borgo: il corridoio segreto dei Papi
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Non sempre Roma è stata capitale d’Italia, ci sono voluti anni perché lo diventasse, nonostante in passato è sempre stata la Caput mundi per eccellenza
L’impero romano fu uno dei più estesi, duraturi e potenti al mondo, ma decaduto ci vollero anni prima che Roma assumesse il ruolo di capitale d’Italia. Desiderio già espresso da Cavour in tempi non sospetti, in un meraviglioso discorso davanti al parlamento italiano intorno al 1861 e visibile ancor oggi interamente su una parete della stazione Tiburtina, Roma dovette aspettare tanti anni prima di poter assumere il ruolo che tuttora ricopre.

(Fonte: Libri Online – Altervista)
Indubbiamente è sempre stata una delle città più belle d’Italia (se non la più bella), ma quanto tempo impiegò a diventare capitale? E qual era il problema principale? Come potete immaginare uno degli ostacoli maggiori era il papa, lo Stato Vaticano, e la sua influenza non solo religiosa e spirituale, ma temporale. Era necessario rompere il principio secondo il quale al pontefice spettavano decisioni sia in campo ecclesiastico sia in ambito politico. Nelle parole di Cavour, bisognava portare avanti la «libertà assoluta della Chiesa», fondamentale per riuscire a costruire una «libera Chiesa in (un) libero Stato». La controparte di questa importante intuizione erano però, proprio in quegli anni, i francesi: assoluti sostenitori della chiesa, a difesa del papa Napoleone aveva istituito un presidio permanente su Roma. Spetterà alla Breccia di Porta Pia, la presa di Roma e l’annessione della città al Regno d’Italia.

(Fonte: La Voce e il Tempo)
Nonostante cominciassero a prendere terreno e a farsi sempre più pressanti le spinte rivoluzionarie dei garibaldini e dei mazziniani, la Roma papale non cedeva. E nel frattempo che i francesi, accordandosi con il resto dell’Italia nella Convenzione di settembre, ritiravano le truppe francesi in cambio di un accordo a non invadere lo Stato Pontificio, la capitale a garanzia dell’impegno preso dagli italiani veniva spostata da Torino a Firenze. Siamo ancora lontani dalla nomina dell’Urbe a Capitale, ma le vicende si susseguono ininterrottamente fra battaglie a colpi di diplomazia e spari, fino all’evento cardine: la Questione Romana comincia a vedere la luce e grazie ad un particolare accadimento. La guerra franco-prussiana, iniziata pochi anni prima stava volgendo al termine: sfavoriti, i francesi tentarono con ogni mezzo di chiudere da vincenti, ma il 4 settembre del 1870 cadde in Francia il Secondo Impero, lasciando il posto alla Terza Repubblica.
Questo aprì di fatto la strada alla soluzione del problema romano che già il 29 agosto vedeva il ministro degli affari esteri, il marchese Emilio Visconti Venosta, inviare a Parigi una lettera con cui rilevava come le condizioni della convenzione di settembre tra Italia e Francia fossero completamente cadute. Il 10 agosto il ministro della guerra convoca il generale Raffaele Cadorna, assegnandogli il comando del Corpo d’osservazione dell’Italia centrale. Le disposizioni sono semplici e riassumibili in una: raggiungere lo scopo del governo, raggiungere Roma.

(Fonte: best5.it)
Il piano d’invasione dell’esercito italiano prevede l’ammassarsi di cinque divisioni ai confini dello Stato Pontificio in tre punti distinti. Il 21 settembre 1870 Cadorna prende il possesso intero della città; il 27 settembre occupa Castel Sant’Angelo limitando i possedimenti del papa al Vaticano, il Laterano e la villa pontificia di Castel Gandolfo. Pio IX decide di non riconoscere la sovranità italiana su Roma, sebbene il parlamento promulga nel 1871 la Legge delle Guarentigie (La Questione Romana perdurerà fino al 1929). Il 21 gennaio la Capitale d’Italia è trasferita da Firenze a Roma e il 3 febbraio 1871 la legge sancisce definitivamente la città eterna al suo ruolo.

(Fonte: Twitter)
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