La fontana della sfera nella magica location del Foro Italico
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La loro presenza ormai è una garanzia e anche una piacevole abitudine; vederli lì, a Piazza San Pietro, diciamocelo chiaramente, mette anche un po’ di felicità, grazie alle loro divise multicolore. Le guardie svizzere sono ormai il corpo personale e fedelissimo del papa da molti secoli, ma perché i pontefici scelsero proprio loro e da quando?
A quanto pare nel corso del tempo, le guardie svizzere non furono impiegate come contingente personale solo dai papi, ma il primo tra i sovrani europei ad assoldare questi specialisti fu il re di Franca Luigi XI nel 1480. Le guardie svizzere infatti erano rinomate in tutta Europa per la loro capacità e professionalità, tanto che da quel momento in poi numerose corti del vecchio continente arruolarono questi mercenari come corpo di guardia personale del sovrano. Il papa fu il secondo sovrano e questa moda si diffuse anche nei piccoli regni italiani; a seguire il pontefice saranno Federico I di Prussia nel 1696, il Regno di Sassonia nel 1730, il Regno di Napoli nel 1734, Maria Teresa d’Austria nel 1748 e infine anche Giuseppe I del Portogallo nel 1762. Praticamente in Svizzera nun c’era rimasto più nisuno, solo le donne e i bambini, perché gli uomini erano tutti in giro a difendere i sovrani delle corti europee. Mo se capisce perché la Svizzera è rimasta sempre neutrale nei conflitti del vecchio continente, nun c’aveva nessuno pe’ combatte, praticamente!
Proprio nella data odierna, il 22 gennaio, ma del 1506 il primo contingente di guardie elvetiche comandato dal capitano Kaspar von Silenen, entrò per la prima volta a Piazza del Popolo e si insediò nei palazzi pontifici a custodia personale dell’allora Papa Giulio II. Centocinquanta guardie, che saranno necessarie e indispensabili fin da subito; nel 1527 infatti Roma subì uno dei suoi tragici saccheggi ad opera dei Lanzichenecchi e questo corpo militare fu di grande importanza, perché combattendo strenuamente contro gli invasori, riuscì a far scappare papa Clemente VII attraverso il Passetto di Borgo, arrivando alla fortezza di Castel Sant’Angelo. Dei 189 soldati svizzeri che presero parte a questa battaglia, solo 42 rimasero in vita a dimostrazione del grande coraggio e della grande fedeltà di queste guardie, testimoniato anche dal loro motto, Acriter et Fideliter, “Con coraggio e fedeltà”. Nemmeno con la caduta dello Stato Pontificio questo contingente armato perse il loro posto e anzi, Pio XII durante la seconda guerra mondiale, ampliò temporaneamente il corpo fino a 300 membri, il triplo rispetto a quanto fissato anni prima dal suo predecessore Pio X. Questo per fornire maggiore stabilità alla Città del Vaticano e accogliere più profughi possibili.
Qualcuno potrebbe pensare che ormai l’aggettivo svizzero non rispecchi più la provenienza dei soldati di questo contingente militare e invece si sbaglia. Ancora oggi queste guardie vengono reclutate tra maschi, cattolici, tra i 18 e i 30 anni, nati in territorio elvetico. Quindi purtroppo nessun romano potrà mai far parte del corpo personale di difesa del Papa. La cosa però che affascina di più di questo corpo è sicuramente la loro uniforme. Lo stile rinascimentale di questa divisa attrae più di ogni altra cosa e sicuramente ha reso famoso questo contingente militare in tutto il mondo. I colori riprendono quelli dello stemma di due pontifici: il blu e il giallo quello del fondatore del corpo Giulio II, della famiglia della Rovere, mentre il rosso è ispirato allo stemma di Clemente VII dei Medici. Questa divisa, disegnata da Jules Repond, ufficiale della guardia svizzera all’inizio del ‘900, trae ispirazione oltre che dalle divise storiche anche da alcuni disegni di Raffaello, a cui si attribuiscono le maniche a sbuffo. Ad oggi le guardie svizzere utilizzano anche altre divise più comode, come quella totalmente blu con il basco nero, lasciando quella tradizionale alle occasioni di gala.
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