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A Roma non basta il fiume, pure dai libri sgorga acqua! Avete mai sentito parlare della Fontana dei libri e del suo curioso errore?
Nel 1927 l’amministrazione comunale di Roma commissionò ad un giovane Pietro Lombardi la costruzione di una serie di fontane moderne, da dedicare ai rioni di Roma. Già vincitore del Concorso nazionale per le nuove fontane a Roma, del 1925, con il progetto della Fontana delle Anfore a Testaccio, l’architetto non esitò un istante ad accettare l’incarico. E così, prendendo a modello i simboli e gli stemmi caratteristici di ogni rione romano, come raffigurato anche dalle bandiere, il Lombardi si avviò alla creazione delle speciali fontane. In totale i progetti da realizzare vertirono sui quartieri Monti, Campo Marzio, Sant’Eustachio, Pigna, Ripa, Trastevere, Borgo Vecchio, Borgo Vaticano e quartiere Tiburtino; a cui poi successivamente furono aggiunti Regola, Ponte, Campitelli e quartiere Nomentano. Pietro Lombardi fu lo scultore della Fontana delle Arti di via Margutta, la Fontana della Pigna di piazza S. Marco, la Fontana del Timone di Porto di Ripa Grande, la Fontana della botte di Trastevere- chissà se è piena e c’ha la moje ‘mbriaca! – e così via. Ma dove decise di progettare la Fontana dei libri e perché?
(Fonte: Roma Aeterna Official)
Forse Leopardi, che definì Roma «questa città che non finisce mai», nello scrivere il celebre verso dello Zibaldone su le «sudate carte» prese ispirazione dalla fontana in questione? Chissà. Non ci sono dubbi però sul luogo in cui sorge questa suggestiva fontana. Stiamo parlando del rione Sant’Eustachio, tra Piazza Navona e Campo de’ Fiori, a pochi passi dal Pantheon. Precisamente per osservarla dovrete recarvi in quella che oggi è Via dei Staderari in ricordo degli antichi fabbricanti di stadere e bilance, e che un tempo al contrario era Via dell’Università, per la vicinanza ad una delle prime sedi de La Sapienza.
(Fonte: TripAdvisor)
Incastonata subito dietro l’odierno Palazzo della Sapienza, la fontana in travertino, se ne sta in una nicchia sormontata da un arco a tutto sesto, recate l’incisione SPQR. Al centro, il muso di un cervo e ai lati i libri, dai cui segnalibri zampilla felice l’acqua verso la vasca semicircolare e, in parte, direttamente verso il selciato.
(Fonte: Funweek)
Perché il Lombardi scelse questi soggetti? Abbastanza intuibile la presenza dei quattro tomi riferiti sicuramente alla sede universitaria, la testa di cervo simboleggia invece l’antica conversione al Cristianesimo di Eustachio. Il cervo è infatti presente anche sul timpano della famosa Chiesa di Sant’Eustachio.
(Fonte: Le vie del giubileo)
Leggenda vuole che il santo, identificato col generale Placido (colui che vinse sui Parti) e vissuto a Roma ai tempi dell’imperatore Traiano, perseguitasse da buon pagano del tempo i fedeli cristiani. Sempre secondo il racconto però un giorno inseguendo un cervo durante una battuta di caccia, fermatosi di fronte ad un burrone, vide tra le corna dell’animale una croce luminosa e la figura di Gesù. L’immagine, che ovviamente gli parlò dicendo: «Placido, perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere», determinò la conversione dell’uomo che, dopo essersi ripreso dallo spavento, si fece battezzare sotto il nome di Eustachio (dal greco Eustáchios, “che dà buone spighe”). Per questo, ancor oggi il cervo su sfondo rosso è lo stemma del rione Sant’Eustachio, nonché uno dei protagonisti della fontana del Lombardi.
(Fonte: Vanilla Magazine)
Tuttavia, per quanto attenta fosse stata la sua costruzione, la fonte non è esente da una piccola svista. Nella parte centrale, vicino la scritta verticale incisa con l’indicazione del nome del rione, in orizzontale, si può leggere il relativo riferimento numerico e proprio qui sta l’errore. Già perché sebbene Sant’Eustachio corrisponda al Rione VIII, nel travertino risulta chiaramente indicato come Rione IV!
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