Tevere, o biondo Tevere, tu sei l’anima de Roma, raccontaci la tua storia
9 Novembre 2020
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Se dovessimo intervistare qualcuno o qualcosa, per farci raccontare tutta la storia di Roma non potremmo chiedere al Colosseo o al Foro Romano e nemmeno a Castel Sant’Angelo o al Cuppolone, loro purtroppo sono arrivati sempre dopo rispetto a colui che tutto sa e che tutto ha visto, sua maestà il Tevere!
Dove nasce il fiume di Roma?
Da Romolo e Remo a Cicerone, da Giulio Cesare ad Augusto, da San Pietro a Papa Francesco, se dobbiamo pensare a qualcosa che abbia visto tutti questi personaggi e anche le altre migliaia che hanno fatto la storia di Roma, non possiamo che pensare alle acque del biondo Tevere, che bagnano Roma e il suo territorio da prima della sua fondazione. Un fiume che ha dato alla Capitale la forza di nascere e il sostegno nel crescere e diventare Caput Mundi, come diceva bene lo storico Livio.
“Non senza motivo gli dei e gli uomini scelsero questo luogo per fondare la Città: colli oltremodo salubri, un fiume comodo attraverso il quale trasportare i prodotti dell’interno e ricevere i rifornimenti marittimi; un luogo vicino al mare quanto basta per sfruttarne le opportunità ma non esposto ai pericoli delle flotte straniere per l’eccessiva vicinanza al centro dell’Italia, adattissimo per l’incremento della città; la stessa grandezza di quest’ultima ne è la prova”
Il Tevere però si sa, tocca Roma come ultima città del suo cammino e si annovera come il terzo fiume d’Italia, dopo il Po e l’Adige. Ma dove ha la sua fonte il Tevere? Sostanzialmente alle pendici del Monte Fumaiolo, che si trova vicino alla Repubblica di San Marino, nella provincia di Forlì-Cesena in Emilia Romagna.
Il percorso del Tevere e le sue acque
Dopo pochi km però il fiume approda in Toscana, nella provincia d’Arezzo, per poi inoltrarsi in Umbria, sfiorare Perugia, passare per Todi e poi inoltrarsi nell’Alto Lazio, attraversare tutta la Sabina e infine, unendosi all’Aniene, scorrere all’interno della nostra Roma e sfociare infine a Ostia. Lungo il suo corso per molti secoli le popolazioni si sono stanziate e hanno creato città, ma anche attività produttive come i mulini o porti fluviali, come quelli che esistevano anche nella Capitale. Ma soprattutto sulle sue acque ha avuto luogo la nascita della leggenda della città, visto che i due gemelli Romolo e Remo vennero abbandonati nelle sue acque in una cesta, che poi si incagliò nella palude tra i colli del Palatino e del Campidoglio, sotto un albero di fico. Qui un pastore di nome Faustolo trovò i due piccoli gemelli e decise insieme a sua moglie Acca Larentia di accudirli e crescerli come figli.
Biondo Tevere, perché?
Da lì in poi la storia di Roma è cosa risaputa, dalla fondazione al suo dominio di tutta l’Europa. Si dice che questo fiume non sempre fu chiamato così e che in origine il suo nome era Albula, da albus che tradotto in italiano significa bianco, in riferimento alle sue acque chiare. Questo particolare ci porta a comprendere anche l’aggettivo con cui gli antichi romani usavano spesso chiamare questo fiume, ovvero il biondo Tevere. Le sue acque infatti, per lo meno in antichità, dovevano apparire giallastre a causa della sabbia e del limo che queste trasportavano e che permettevano anche alle terre che toccavano di essere molto fertili; da qui il soprannome flavus, che tradotto dal latino significa proprio biondo. Il nome Tevere invece si pensa derivi dal re latino Tiberino Silvio, che nelle acque di questo fiume sarebbe morto annegato. Infine il fiume di Roma, era entrato di diritto anche nel Pantheon delle divinità romane essendo venerato secondo il nome di Tiberino. Questo dio a Roma veniva celebrato con grandi feste il giorno dell’8 dicembre, ricordando l’anniversario della fondazione del tempio dedicato a questa divinità su quella perla al centro del fiume e della città che è l’Isola Tiberina.
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