Alla scoperta dei dintorni della fermata Scalo San Lorenzo/Ausoni
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Ce l’hanno insegnata così: Roma è la città che nasce sui sette colli. E se vi dicessimo che i colli di Roma non sono solo sette?
Aventino, Campidoglio, Celio, Esquilino, Palatino, Quirinale e Viminale: questi, in ordine, i nomi dei sette colli sui quali, insegnano, fu fondata la città di Roma. I sette insediamenti originari, tutti ad est del fiume Tevere, rappresentarono ognuno un ruolo diverso e fondamentale, per gli antichi Romani. D’altra parte, proprio su queste alture, posizionate dove sorge oggi il centro storico della città, si trovano alcune delle principali attrazioni culturali romane.
Immaginate di fare un giro insieme a noi…
Si parte dal colle Aventino: ecco aprirsi il meraviglioso Giardino degli aranci, munito di terrazza dalla vista mozzafiato; poco più in là, la famosa serratura con vista sul Cupolone, per un’esperienza senza pari. Scendiamo giù, costeggiando il Circo Massimo, verso il Colosseo. Siamo giunti sul Celio, nel pieno della vita imperiale di Roma e dei Fori Imperiali. Risalendo leggermente via Cavour, incontriamo il rione Monti e, proprio di fronte, la Basilica di Santa Maria Maggiore, sulla sommità dell’Esquilino. Più avanti, le Terme di Diocleziano: siamo sul Viminale, il più piccolo. Siete stanchi? Riprendiamo un po’ di fiato qui, a Piazza della Repubblica.
La vedete quella via larga e piena di negozi? Dobbiamo dirigerci proprio da quel lato, imboccare via Nazionale, farla fino in fondo e poi a destra, per raggiungere il Quirinale, le celebri mostre delle Scuderie e la residenza del Presidente della Repubblica Italiana.
Scendiamo di nuovo, mi raccomando attenzione alla curva, verso Piazza Venezia e, subito dopo aver affiancato il maestoso altare della Patria, salendo le scale raggiungiamo il Campidoglio, fra il mercato di Traiano e il fiume Tevere: davanti a voi, l’omonima piazza, firmata da Michelangelo (si, quello della Cappella Sistina), il municipio della città e una delle vedute, sulle rovine romane, più belle di sempre. Va bene, ora se volete potete prendere il monopattino elettrico e proseguire dai Musei Capitolini, richiudendo il cerchio, fino al punto di partenza, il Circo Massimo. Dando le spalle in direzione del Roseto di Roma e di Testaccio, godetevi la vista di quegli enormi resti: sono le residenze imperiali del Colle Palatino, lì dove secondo la leggenda l’eternità di Roma ebbe inizio!
È stato un bel viaggio vero? E se vi dicessimo che i colli di Roma non sono sette e si può proseguire?!
Sebbene per identificarla si sia fatto ricorso agli scritti di Cicerone e Plutarco, infatti, la lista “ufficiale” dei colli rappresenta una semplificazione, pure curiosa vista la scelta del numero disparo, in particolare connessione con la cifra dei primi Re di Roma (anch’essi sette).
Per essere più precisi, però, i colli romani sono molti di più, a partire dal Gianicolo. Il luogo, incluso solo a fine XVII secolo, quando papa Urbano VIII Barberini fece costruire le mura “Gianicolensi”, ha la fortuna di poter osservare tutta la città dall’alto. Non a caso, proprio la terrazza del Gianicolo, è la meta preferita da tutti i romanticoni! Non diteci di non aver mai notato la strada in salita piena di tornanti!
Come dimenticare, poi, il Vaticano? Fu l’imperatore Costantino a far livellare la zona, per far costruire la Basilica di San Pietro, perché il luogo era tutt’altro che pianeggiante, in origine.
E vogliamo parlare del Pincio? Anch’esso non è annoverato fra le alture della Capitale, ma è visibile ad ognuno: avete mai fatto caso agli scalini interminabili di Piazza del Popolo, per raggiungere la celebre balconata? Se provate a recarvi da lì a piazza Barberini, passando per via Veneto, non vi sorprenderà il dislivello!
Infine, non più visibili: il colle Velia, un piccolo rilievo completamente raso al suolo negli anni ’30, situato fra il Palatino e l’Esquilino; e una piccola “sella”, che collegava il Campidoglio al Quirinale, spianata da Traiano per costruire il suo grande Foro!
Insomma, dire siano solo sette è leggermente riduttivo, nonostante per convenzione si usi fare così.
La verità è che a Roma si perde il conto delle cose da vedere, talmente sono!
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