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Chiudi 'ste finestre, mica stamo ar Colosseo!

foto di: Roma Empire Photographer

Romani, quante volte avete pronunciato questa frase? Si sa, quando entra il venticello fastidioso da qualche porta o finestra aperta, la reazione è sempre quella! Ma voi ve lo siete mai chiesti perché il Colosseo c’ha i buchi? 

Il Colosseo è bucato

Quando si parla di buchi, a Roma l’immaginario va dritto dritto nelle strade che poi, a dilla tutta, co’ tutti quei crateri sembrano i percorsi di un pianeta lontano, tipo la luna. Solo che, come si dice, “noi non vogliamo mica la luna!” e allora danno pure un po’ fastidio. Tuttavia, stavolta vogliamo parlarvi di buchi un po’ speciali e sicuramente meno fastidiosi. Stiamo per parlarvi del monumento più famoso al mondo, del simbolo più celebre di Roma e dell’Italia, il gadget romano più mainstream di sempre: l’Anfiteatro Flavio, meglio noto a tutti come er Colosseo! Lo sapete che è l’anfiteatro più grande, mai esistito? Questo enorme gigante poteva ospitare al suo interno fra i 50.000 e gli 87.000 spettatori, accaparrandosi il primo posto fra i monumenti storici dell’antica Roma a noi pervenuti, per via della sua imponenza. Edificato in epoca Flavia, perciò quel nome, il Colosseo fa parte dal 1980 della lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Insieme a tutto il centro storico di Roma, le zone extraterritoriali del Vaticano e la Basilica di San Paolo, forma inoltre quel complesso, inserito nel 2007 come unico monumento europeo, fra le nuove Sette meraviglie del mondo. Insomma, un patrimonio inestimabile! Quante volte l’avete osservato, senza stancarvi mai? C’è chi lo osserva, tutti i giorni da una vita, e ancora si meraviglia, di fronte a cotanta bellezza! Tutti, indifferentemente, si sono fatti, poi, sempre la stessa domanda: “Ma perché il Colosseo c’ha quei piccoli buchi? Mica sarà rovinato?“.

I buchi più belli di Roma

Il Colosseo di buchi visibili, nella costruzione, ne ha tantissimi: i piccoli fori, fra le mura della facciata esterna, sono numerosi e qualcuno avrà pensato si tratti di una mal conservazione del monumento. Se vi avvicinate alla struttura, potete accorgervi di quei piccoli fiorellini ma, al contrario di quanto si possa pensare, non sono causati da un cedimento o da un danneggiamento. Figuratevi se qualcuno provasse a rovinare il Colosseo! Le voci, che circolano intorno alla presenza di quelle aperture, sono molte, così come le ipotesi circa la loro causa. Molti credono siano dovuti ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, d’altra parte la mancata difesa di Roma è un fatto ormai noto a tutti. Senza contare le battaglie della Breccia di Porta Pia. Alcuni sostengono addirittura si tratti dell’invasione Visigoti durante il V secolo d.C, e del tentativo (fallito) di buttare giù l’antico Anfiteatro romano. Episodio che, tra l’altro, diede vita al famoso detto: “quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; ma quando cadrà Roma, anche il Mondo cadrà“, dando avvio alla comune definizione della Capitale, come città eterna. Tuttavia, per quanto suggestive, queste spiegazioni risultano poco affidabili, rispetto all’unica vera soluzione, che – come ogni fatto di Roma – è storica!

La vera motivazione di quei simpatici buchetti

Sebbene rendano il Colosseo ancora più affascinante, perché indici evidenti di quella storia tutta antica che ricopre Roma, potrebbero sembrare a tutti gli effetti degli inestetismi su un monumento di, così ampia, portata mondiale. Tuttavia, per quanto ognuno possa catalogarli come “bruttini“, quei buchini tanto curiosi quanto innocui, sono storici e risalgono in realtà all’antica Roma. Gli antichi romani, infatti, usavano tenere insieme i blocchi della mastodontica costruzione con delle grappe. Se ci fate caso, infatti, i fori sono esattamente in prossimità delle giunture dei blocchi. E perché sono rimasti allora? (domanda lecita) Perché le grappe furono poi rimosse, e fuse, per essere utilizzate nella realizzazione di altri edifici durante il medioevo. Come le protagoniste, le testimoni, della continua trasformazione di Roma, le grappe venivano spostate, in base alle necessità, dai vecchi ai nuovi edifici romani.