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C’è un luogo a Roma, dove la bellezza della città si riflette nei petali di alcuni fiori, che a loro volta con la loro essenza rendono la Capitale unica e splendida: il roseto comunale. Tra sua maestà Circo Massimo e il dolce pendio dell’Aventino, sono conservate centinaia di specie di rose inimitabili.
Chi di coloro che hanno fatto il liceo non ricorda l’inizio della prima declinazione latina? Rosa, rosae, rosae e poi rosam, rosa, rosa, quante volte ci abbiamo litigato co’ ste rose e ce semo pure incavolati con il fiore più bello e romantico del mondo? Ma stretto tra sua maestà il Circo Massimo e la superba terrazza del Giardino degli Aranci, si trova il Roseto Comunale. Se ve volete ‘mbriacà de’ colori e de profumi, allora questo è il posto giusto in cui venire! Le origini di questo luogo spettacolare, arrivano come al solito, fino agli antichi romani. Tacito, uno degli storici latini più importanti, ricorda infatti come su queste pendici ci fosse un tempio dedicato alla dea Flora e nel vicino Circo Massimo in primavera si festeggiavano i floralia.
Dopo gli antichi romani però in questo terreno sorsero vigneti e coltivazioni, fino a diventare nel XVI secolo, un cimitero ebraico, data la vicinanza al ghetto. Negli anni ’30 del ‘900 però, sotto l’impulso della contessa Mary Gayley Senni, rinacque a Roma uno spazio dedicato esclusivamente alla flora e più specificatamente alle rose, ma sulle pendici del Colle Oppio. La seconda guerra mondiale aveva però cancellato tutto questo e dovendo scegliere un luogo dove far rinascere ancora una volta questo luogo sacro per la Capitale, si scelse il suo antico spazio, alle pendici dell’Aventino.
All’interno di questo enorme roseto, che misura 10 mila metri quadrati, sono conservate le più svariate tipologie di rose; da quelle antiche a quelle moderne, da quelle botaniche a quelle inglesi, quelle in miniatura a quelle coprisuolo.
Tra le varietà più particolari c’è sicuramente quella che adornò i tavoli delle conferenze di pace di San Francisco dopo la seconda guerra mondiale, un particolare tipo di rosa che quando è in boccio è rossa, mentre quando schiude tutta la magnificenza dei suoi petali, si rivela bianca. Il suo ideatore, il francese Francis Meilland, al momento della sua creazione nel 1940, dedicò questo fiore alla fine della famosa guerra delle due rose inglese; il rosso infatti è il colore dei Lancaster mentre il bianco quello degli York, le due famiglie che si fronteggiarono in battaglia. Dato però il suo utilizzo nei tavoli di pace della seconda guerra mondiale, la rosa infine prese il nome di Peace.
Un’altra rosa particolare è quella chiamata in latino Mutabilis. Questo fiore, come suggerisce il nome, cambia continuamente colore, fino a sette volte. Le tonalità dei petali di questa rosa, vanno dal rosso del bocciolo, fino al cremisi finale, passando per l’arancione, il giallo, il crema, il rosa chiaro e il rosa intenso.
Molte anche le varietà provenienti dell’estremo oriente, come quella di cui vi parleremo adesso. Il suo nome scientifico è Omeiensis Pteracantha Lutea e la sua particolarità non risiede nel colore dei suoi petali, che sono bianchi, ma nella forma e nel colore delle sue spine, che assumono la forma di ali e sono di colore rosso e trasparente.
Non poteva mancare per tutte queste eccellenze botaniche un concorso internazionale che premiasse il fiore più bello, il Premio Roma. La selezione è durissima, infatti i fiori che si candidano, devono essere inviati nella Capitale due anni prima per poi essere presi in cura dagli esperti del Roseto Comunale di Roma. Una Giuria Permanente, formata non solo da esperti ma anche da personaggi del mondo della cultura o della diplomazia è impegnata a valutare le varie caratteristiche delle rose e infine a premiarne la migliore. Il concorso si svolge la terza domenica di maggio e apre gli eventi internazionali dedicati alla coltivazione di questo fiore, tra cui le manifestazioni più importanti si svolgono nelle più grandi capitali europee (Madrid, Parigi, Vienna, Londra, Dublino). Quest’anno a causa del Covid, la competizione non si è potuta svolgere come al solito, ma la Giuria Permanente, grazie alla sua attenta valutazione ha voluto comunque premiare le rose più belle, che acquisiranno il diritto di poter rimanere all’interno del Roseto Comunale più esclusivo, quello della città Caput Mundi.
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