La Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami e la storia della sua confraternita
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Ciao mi chiamo Roma e ho oltre 2700 anni, ma tutto sommato me li porto abbastanza bene. Lavoro nel campo delle bellezze e dei beni culturali e il mio hobby è sorprendere, oltre che venire maledettamente bene in foto! Siete curiosi di scoprire perché porto questo nome? Non vi resta che sbirciare qui sotto…
Tanti uomini hanno combattuto per la mia grandezza, molti mi hanno resa ancora più meravigliosa, altri si sono impegnati per l’incolumità delle mie bellezze: li ho ripagati tutti, col mio fascino senza tempo. Secondo la leggenda, nasco da due gemelli, Romolo e Remo, che hanno deciso di fondarmi senza troppe aspettative, lungo le sponde del Tevere. Certo, mai avrebbero immaginato tanta fama, però che vi devo dire, sebbene poco vanitosa, se girano pure i sassi ad ammirarmi! Credo sia dipeso dalla mia innata eleganza mista a forza, oppure dal mio eterno romanticismo. Dicono di me di essere semplice e, forse, per certi versi è anche vero: voglio dire, non ho bisogno di grandi cose e spesso sono io a regalare qualcosa agli altri; me ne sto seduta qui da oltre due millenni e non ho mai cambiato fiume! Ogni tanto si lamentano, perché risulto un po’ caotica, ma io credo che questo mi renda molto più vitale e meno noiosa, rispetto alle altre. Ho sempre avuto voglia di espandermi, di crescere, mi piace pensare che la vita sia una continua evoluzione, perciò nel corso della mia lunga storia sono diventata più vasta: ogni tanto hanno aggiunto qualche periferia. Infine, i miei abitanti m’hanno sposata – con l’anello eh -: la cerimonia l’ha fatta il papa e la mia fede si chiama GRA.
Il mio nome è conosciuto in tutto il mondo, così come la mia cucina, di solito tutta roba leggera: ‘na carbonara, quarche carciofo a sgrassa’ e, pe’ fini’, un ber maritozzo co’ la panna! Tanto, ho la fortuna di possedere una miriade di attrattive e dopo pasto posso offrirvi una bella passeggiata! Musei, monumenti, vedute panoramiche, parchi: non mi manca nulla! Più di quanto si dica, riscuoto un sacco di successo, addirittura m’hanno definita “caput mundi”, una veste che tanti pensano mi si addica. Sapete quando comprate un abito che vi sta a pennello? Più o meno così. Nel mio paese sono Capitale e sembrerebbe che, dar satellite, io sia più o meno al centro del mondo. Devo dire che so’ stati bravi, perché il mondo mica era tutto conosciuto quando m’hanno creata, quindi hanno preso proprio bene le misure! Molte si imbarazzano davanti a me, ma io so’ questa e nun posso fa’ altrimenti. Ogni sera, arrossisco al calar del sole un po’ come ogni altra città solo che, quando lo faccio io, la gente se ‘mpressiona. Metti una coppietta sulla terrazza del Pincio e l’emozione è garantita! Poeti, letterati, scrittori, registi, artisti di vario tipo hanno provato a descrivermi, ad imprimermi su qualche foglio o in qualche pellicola, ma si direbbe non riescano mai del tutto, dato il loro perseverare. Per non parlare delle foto! Non me ne vogliate, ma so’ ‘na cifra fotogenica! So’ simpatica, satirica e magica, come la squadra che m’hanno dedicato.
Sono sulla bocca di tutti e non parlo della bocca della verità, che io dentro le mani pe’ sicurezza non ce l’ho mai messe! Se lo leggi al contrario, il mio nome forma la parola AmoR, sarà per via degli innamorati a cui ho fatto sempre da testimone, ma un senso questo appellativo ce l’ha. Tra le varie ipotesi, che poi mi piacciono tutte, spunta quella di Servio del IV-V secolo dopo cristo. Secondo questa versione, sembrerebbe che il mio nome derivi da Rumen o Rumon, il nome con cui indicavano il Tevere, e che quindi Roma significhi “città sul fiume”. Molti pensano, invece, sia dovuto a Ruma, “mammella”, identificativo del primo nucleo di cittadini del Palatino, che vedevano nelle vette del colle, due seni di donna – me so sempre sentita ‘npo’ ‘na madre e c’hanno fatto pure un film, “Mamma Roma” -. Altri ancora, credono che la mia denominazione sia d’origine etrusca, che poi è probabile vista la prima reggenza che ho avuto, da parte di re etruschi. Immancabile, poi, chi lega il mio nome agli antichi greci. Tutto partirebbe da Enea, capo dei profughi troiani che, arrivando qui, mi avrebbe chiamata come una donna, Rome. Un po’ come i due superstiti cresciuti dalla lupa, che però m’avrebbero dato “Rome”, in onore della madre.
Insomma, io non so bene cosa credere ma a questo punto, seppur tutte le etimologie non soddisfano gli esperti, ancora in cerca di un significato univoco, a me sta bene così.
Non posso certo lamentarmi: da un lato mi associano all’amore, dall’altro ad una donna, alla vita e alla cura – mica male eh!
E voi, quale preferite?
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