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Parlare di democrazia non è mai inutile, nonostante molto sia stato detto a riguardo, anzi soprattutto per questo! Ma voi ve lo ricordate l’esempio democratico, per eccellenza, della Repubblica Romana?
Roma la fa anche il popolo romano, ché mica s’è fatta da sola! Perciò è importante parlare di democrazia: quante volte abbiamo sentito pronunciare questa parola? Abbiamo letto di uomini che hanno lottato per ottenerla, popolazioni che si sono ribellate affinché venisse riconosciuta la voce di ogni cittadino; ascoltato i suoi valori: uguaglianza, dignità umana, riconoscimento; e l’abbiamo anche data per scontata, bistrattata, dimenticando quanto in realtà riguardi ognuno di noi.
L’essenza della democrazia ci è vicina più di quanto pensiamo, insita nel termine stesso: dal greco antico “krátos”, potere del “démos”, popolo. Esprimere oggi liberamente le proprie idee, prender parte alle decisioni dello stato è tutt’altro che un fatto banale, non solo perché su questo si reggono la maggior parte dei nostri diritti, ma perché questa democrazia, questo “governo del popolo” è ciò per cui nella storia hanno combattuto i nostri antenati. E non senza grossi sforzi, difendendola da chi, nel corso dei secoli, ha provato a limitarla a metterne a freno il funzionamento, fortunatamente fallendo.
Vediamola così, se la democrazia fosse uno slogan, si prenderebbero in prestito le famosissime parole di Giorgio Gaber, “libertà è partecipazione“, perché è proprio nella possibilità di partecipare apertamente la potenza, l’utilità, la necessità dello spazio democratico, il tanto agognato ideale per cui prima di noi qualcuno, dando la sua vita, ha garantito la libertà della nostra.
“La storia siamo noi” scrive il cantautore romano Francesco De Gregori e ogni epoca ha apportato una qualche conquista (c’è, davvero, sempre da imparare da quei libri di storia tanto odiati durante gli anni scolastici!).
Ve la ricordate la celebre ondata dei moti del 1848 in Europa? Quando l’Italia non era ancora unita e ogni paese scalpitava per l’ottenimento di alcuni diritti? Anche Roma non restò inerme e si fece portavoce esemplare di democrazia! Siamo a metà ‘800, le rivolte dilagano in ogni stato, il Risorgimento fa da protagonista e le richieste del popolo, contro i poteri e i privilegi delle autorità, si fanno sempre più aspre: la folla si ribella alla sua scarsa considerazione, chiede di poter contare qualcosa, protesta per abolire alcuni antichi sistemi ancora correnti; a peggiorare, l’Austria volge sempre più alla conquista di parte dell’Italia. A Roma il potere assoluto lo detiene il papa e, sebbene inizialmente appoggia le istanze patriottiche contro l’esercito austriaco (nel frattempo, invasore di molti territori ecclesiastici) alla fine rinuncia allo scontro.
Lo sconforto dei romani è vivo, si fa sentire e papa Pio IX è costretto alla fuga verso Gaeta: Roma è libera, senza il papa e ha bisogno di un governo. Non passa molto all’entrata in scena di alcuni dei nomi più illustri dell’epoca, il liberale Giuseppe Mazzini e il noto Garibaldi promotore della futura Unità. L’Assemblea Costituente del popolo romano, con un decreto del 1849, dichiara decaduto il papato «di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato romano» e sancisce la nuova forma di governo: la «democrazia pura della Repubblica Romana». Nello stesso anno, la Repubblica Romana emana la Costituzione più democratica che l’Europa avesse mai conosciuto fino ad allora!
Principi come l’uguaglianza, la fraternità, la libertà sono solo alcuni degli incipit di cui, la Costituzione Romana, si fece fonte d’ispirazione sia per l’attuale Costituzione della Repubblica Italiana, sia per molte delle moderne costituzioni occidentali.
Il profumo degli ideali liberali e mazziniani si concretizzava nelle riforme e nella promulgazione di ogni legge, mostrandone l’importanza e il fascino senza tempo, seppure la Repubblica Romana ebbe vita breve: non tardò ad arrivare la reazione del papa e la soppressione di ogni barlume di modernità, circa un anno dopo. Quando, sul Gianicolo, le truppe romane furono sconfitte e morì, tra gli altri, Goffredo Mameli, autore dell’Inno d’Italia e sostenitore dell’ottocentesca Repubblica.
Perciò oggi vogliamo ricordare solo alcuni di quei diritti, tracce di un’intelligenza in anticipo sul futuro!
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