"Troppi galli a cantà non se fa mai giorno" un caotico modo di dire
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Cosa sarebbe Roma senza la sua perla al centro della città? Cosa sarebbe Roma senza l’Isola Tiberina, da sempre al centro delle leggende e della storia della città eterna, così vicina al Palatino, punto e snodo importante di collegamento e di commercio, ripercorriamone la storia.
C’è una leggenda in particolare che racconta di com’è nata quest’isola e ci riporta all’epoca dell’ultimo re romano, Tarquinio il Superbo. La sua tirannia stava stretta ai romani, già ai tempi molto gelosi delle proprie libertà e così in preda all’ira il popolo gettò nel Tevere tutti le riserve di grano del re. L’enorme massa di covoni si riversò nel fiume e nel tempo diede origine all’Isola Tiberina. In realtà la scienza smentisce questa leggenda, visto che negli ultimi anni dell’800 analisi approfondite del terreno rivelano la sua origine vulcanica. L’isola ad oggi è collegata al rione di Trastevere grazie al ponte Cestio e al rione Ripa grazie al ponte Fabricio o Ponte dei Quattro Capi. La sue dimensioni sono piccolissime (300 m di lunghezza e circa 90 di larghezza), tanto da essere una delle isole abitate più piccole del mondo.
Si perché l’Isola non è affatto abbandonata a se stessa, tutt’altro! Sulla sua schiena sorgono ristoranti (il più famoso quello della Sora Lella), una chiesa e addirittura un ospedale. D’estate le sue sponde sul Tevere inoltre ospitano numerosi locali che si trasferiscono qui per offrire ai loro clienti frescura e un drink magico nella notte di Roma. Negli anni passati è stato allestito anche un piccolo cinema sempre d’estate sulle sponde dell’isola, in modo da vedere dei film magnifici in uno dei panorami più suggestivi della capitale.
Un’intero ospedale infatti il Fatebenefratelli è ospitato sull’isola. Ma perché una struttura ospedaliera dovrebbe essere ospitata proprio in un territorio così angusto anche per l’arrivo delle ambulanze o per il trasporto di materiale sanitario? Anche qui la leggenda ci viene in soccorso. Nel III secolo a.C. quando già c’era la Repubblica a Roma, una grande pestilenza colpì la città eterna, per risolvere il problema i romani inviarono una delegazione a Epidauro in Grecia, dove si venerava il dio della medicina Esculapio (un tempietto di questo dio è anche a Villa Borghese). Da qui, l’ambasceria ripartì imbarcando anche inavvertitamente un serpente, animale simbolo del dio, che una volta arrivato a Roma saltò dalla barca e si insediò nell’isola Tiberina. I romani dunque fondarono un tempio ad Esculapio, che nei secoli si trasformò in chiesa (San Bartolomeo all’isola), al cui interno è presente un pozzo da cui si dice si estrae dell’acqua miracolosa in grado di curare i mali.
Infine un ultimo monumento simbolo di quest’isola è la Colonna Infame. Non è proprio l’originale, andato distrutto accidentalmente (se, se credice…) nel 1869, ma prontamente fatto restaurare da Papa Pio IX. La colonna è un ricordo dell’antico obelisco di epoca romana, diventato poi una colonna con una croce, che simboleggiava un albero maestro, data la forma a nave dell’isola. La colonna venne soprannominata ‘nfame dai romani, perché qui ogni anno venivano affissi i nomi dei banditi che non potevano partecipare alla messa di Pasqua e quindi dichiarati pubblicamente miscredenti. Una grande vergogna per l’epoca soprattutto in una città in cui il re era il papa!
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