Alla scoperta dei dintorni di Marmorata/Gelsomini
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Si chiamava Piazza Scossacavalli e non esiste più, sparita dopo l’urbanizzazione. Ma dove si trovava e perché si chiamava così?
Tutte le strade portano a Roma, ma alcune di esse sono la causa di vere e proprie rivoluzioni architettoniche e la scomparsa di piazza Scossacavalli ne è l’esempio perfetto!
Prima che via della Conciliazione fosse costruita, con lo scopo di connettere Castel Sant’angelo a Piazza San Pietro, esisteva un Borgo tutto particolare. Si chiamava Spina di Borgo ed era un quartiere che si incuneava fino a Piazza San Pietro, “a spina” appunto, pieno di palazzi e viuzze che, una volta attraversate, aprivano lo sguardo su “er cupolone” più famoso della città. Ora, situata tra Borgo Nuovo (via Alessandrina) e Borgo Vecchio (la strada che collegava Ponte Sant’Angelo a San Pietro), proprio al centro della “Spina”, esisteva un’enorme spiazzo quadrangolare: pochi di voi la ricorderanno, ma era Piazza Scossacavalli, una delle tante piazze di Roma sparite, a causa dell’urbanizzazione. In epoca medievale, era soltanto uno spazio aperto di forma irregolare, ma quando, intorno al ‘500, assunse la sua struttura definitiva, Piazza Scossacavalli cominciò ad essere molto frequentata, fino al suo smantellamento negli anni ’30.
Se chiudete gli occhi, potete ancora provare ad immaginarla. Procedendo ad est, da Castel Sant’Angelo, proprio di fronte a voi, avreste trovato la Chiesa di San Giacomo a Scossacavalli; da l’altro lato, il Palazzo di Alessandro Caprini, conte di Viterbo, realizzato dal Bramante. Sapete che, proprio in questo palazzo, visse e lavorò Raffaello? Ora, spostatevi al centro delle due costruzioni: lì, adagiata nel centro, c’era la piazza, a due passi dal colonnato del Bernini e dalle fontane gemelle di Piazza San Pietro. A questo punto, siamo certi vi starete ponendo tutti la stessa domanda: “ma perché il toponimo Scossacavalli?”.
Anche in questo caso, come per molti luoghi di Roma, intorno all’origine del nome della piazza aleggiano, da secoli, numerose spiegazioni. Un’antica leggenda vedeva protagonista Elena, madre di Costantino il Grande. Secondo questa versione, in ritorno da un suo viaggio in Terra Santa, l’imperatrice aveva deciso di portare, in dono alla Basilica di San Pietro, due reliquie di pietra. Il convoglio di cavalli, però, una volta arrivato sul sito della futura Chiesa, non era riuscito a muoversi oltre, nonostante le sollecitazioni, in gergo “scosse”, perciò il termine “Scossacavalli”, dato alla zona.
Un’altra teoria, invece, e forse più probabile vedeva, il motivo del nome, nella scoperta archeologica della coscia di una statua equestre romana, chiamata coxa caballi in latino volgare, proprio dove sorgeva la piazza.
Negli anni, comunque, furono tantissimi i nomi dati al luogo e tutti legati a cardinali, proprietari o inquilini, dei palazzi circostanti. Venne chiamata Piazza di San Clemente, in onore di Domenico della Rovere, cardinale di San Clemente in Laterano; Piazza di Trento, Piazza d’Aragona (dal cardinale Luigi d’Aragona) e, infine, Piazza Salviati (dal cardinale Giovanni Salviati). Insomma, Piazza Scossacavalli fu considerata a lungo uno dei centri cardine della vita romana, almeno fino alla sua demolizione, se non altro per via della sua posizione (vicino al Vaticano), tuttavia questo non bastò a salvarla: con la decisione di aprire una grande strada tra Castel Sant’Angelo e San Pietro, il destino della piazza era segnato, insieme a quello della Chiesa di San Giacomo a Scossacavalli. Durante la demolizione, poche cose si salvarono: fra queste, il Palazzo Torlonia e la fontana del Moderno, successivamente rimontata davanti alla Chiesa di Sant’Andrea della Valle, nel rione Sant’Eustachio.
Oggi, il ricordo della piazza continua a sopravvivere in una stradina, “via Scossacavalli“, quella che collega il Borgo Santo Spirito a via della Conciliazione: ci avete mai fatto caso?
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