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È una delle vie più frequentate da noi romani, è pure una di quelle strade in cui diciamolo, sbroccamo facile pe’ er traffico indecente che se crea, eppure è veramente affascinante, perché quando la percorriamo sentiamo effettivamente una presenza…strana, vediamo se sapete le leggende che avvolgono via del Muro Torto!
La storia di questo muro di Roma non è recente, non appartiene all’ultima parte di vita della Capitale, bensì risale proprio alle sue origini. Gli archeologi ipotizzano che questo muraglione sia databile intorno alla fine dell’età repubblicana e pensano potesse avere già queste fattezze. Esattamente, il muro, come si sarebbe potuto immaginare non si è storto col passare del tempo, ma è stato sempre così…Torto! No, già sappiamo cosa state pensando, chi l’ha costruito nun era ‘mbriaco, né era già storto de suo. Anche perché questa parte del muraglione venne inglobata dall’imperatore Aureliano all’interno della cinta muraria che fino alla conquista di Roma da parte dell’esercito del Regno d’Italia abbracciava l’allora capitale dello Stato Pontificio.
Una delle leggende riporta che la causa della strana inclinazione di questo muro sia dovuta a un fulmine, che lo colpì il giorno della crocifissione di Pietro, avvenuta come vuole la tradizione al Gianicolo. Ma non è solo questa la storia che lega il primo papa cristiano al muro torto, infatti un’altra antica leggenda riporta che questa parte di Roma fosse difesa da San Pietro in persona. In questo muro difatti si era creata una breccia, dovuta probabilmente a un crollo, ma dopo l’invasione dei Goti del 535 con a capo Vitige, questa apertura che si era creata non venne mai utilizzata per invadere Roma, dando adito alla leggenda…chissà se c’avevano raggione. Intanto pe’ nun sapé né legge né scrive, l’originale della leggenda recita così:
“Dicono che Pietro apostolo prese difesa del detto luogo et per ogni volta che la città fu assediata dai Barbari, o che altra violenza di nemici pervenne al luogo, egli la difese. La qual cosa tenuta per miracolo, niuno di poi ha mai avuto ardire di raccorciare o di rifare la detta parte del Muro, ma si è rimasta et rimane così spiccato, come scrisse Procopio nella Guerra Gotica, et chiamasi hoggi muro inchinato”.
La credenza che noi romani oggi abbiamo di questo posto è che sia un luogo infestato e che, diciamocelo pure, porti mpo’ sfiga. Sarà perché, come anche accennato in quest’altro articolo su villa Borghese, qui un tempo venivano sepolti ladri, suicidi, uomini in generale di malaffare o chi praticasse una professione sconveniente come quella dell’attore o della prostituta. Non a caso durante il medioevo questo luogo cominciò ad essere chiamato proprio Muro Malo. A proposito di quest’ultima categoria, nel decreto papale che imponeva la sepoltura in questo luogo, proprio alla voce prostituta c’era una postilla, un “ammenoché”; le donne che praticavano, come si suol dire, “il mestiere più antico del mondo”, potevano evitare di essere seppellite qui se prima della morte avessero preso marito, si fossero pentite o infine se si fossero fatte suore.
Qui infine vennero sepolti anche i due carbonari Targhini e Montanari, ghigliottinati da Mastro Titta nel 1825. Proprio per la presenza di tutti questi spiriti – questi ultimi due pare che se ne vadano in giro con la testa tra le mani dando consigli sui numeri da giocare al lotto -, si pensa che questo luogo sia infestato e diciamo non molto fortunato.
In realtà, questo muro esiste ed è così storto perché fu costruito per sostenere il terreno dove sorgevano numerose ville patrizie. Sopra questo terreno, nell’odierna Villa Borghese infatti, sorgevano le residenze nobiliari delle gens Acilia, Pincia e Domitia. Proprio di quest’utlima famiglia faceva parte uno degli imperatori più odiati ma anche più ricordati della storia, Nerone. La leggenda vuole che la tomba di questo imperatore sorgesse proprio qui, a Piazza del Popolo; ma l’anima del famoso governatore romano però non rimaneva nel sarcofago, ma se ne andava in giro a infestare questa zona. Così, come raccontato in questo articolo, Papa Pasquale II fece costruire una cappella – che in seguito diventerà la chiesa di Santa Maria del Popolo – per esorcizzare questo luogo.
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