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A due passi da Piazza Farnese e da Largo di Torre Argentina, la Galleria Spada è ospitata nell’omonimo palazzo, che si trova in piazza Capo di Ferro a Roma, e ospita alcune tra le più belle opere pittoriche del XVI e XVII secolo.

La Galleria Spada come polo museale fu fondata nel 1927, dopo che lo Stato Italiano, nel novembre dell’anno precedente, l’aveva acquistata assieme a Palazzo Spada, ancora oggi entrambi di proprietà statale. Durante il secondo conflitto mondiale negli anni Quaranta del XX secolo, la Galleria restò chiusa. Nel 1948, Federico Zeri divenne Direttore della Galleria Spada: il suo impegno fu fondamentale per recuperare la maggior parte dei dipinti, allora dispersi in vari luoghi, grazie all’interessamento dell’allora sovrintendente delle Gallerie di Roma Achille Bertini Calosso. Alla riapertura della Galleria, nel 1951, Zeri si occupò di compilare un catalogo completo delle opere conservate presso il museo, alcuni tra i maggiori capolavori dell’arte del Barocco romano. La maggior parte delle opere esposte deriva dalla collezione di Bernardino Spada e, in misura minore, da altre collezioni, tra cui quella di Virgilio Spada.

La prima splendida testimonianza del Barocco romano è tuttavia nella struttura stessa della Galleria: transitando nel cortile del Palazzo per giungere dall’ingresso principale, sulla sinistra si scorge, mediante un’apertura centrale sbarrata da un cancello in noce, la galleria prospettica che si inoltra oltre il piccolo giardino di melangoli. La galleria fu costruita in un solo anno, tra il 1652 e il 1653, da Borromini, con l’aiuto del Padre agostiniano Giovanni Maria da Bitonto. La finta prospettiva crea l’illusione che la galleria sia lunga circa 35 metri, mentre in realtà è lunga appena 8,82 metri. L’effetto ottico è stato ottenuto dal Borromini facendo convergere i piani del soffitto e del pavimento in unico punto di fuga: così, mentre il soffitto scende verso il basso, il pavimento mosaicato sale. Sul fondale del corridoio si trova il calco di una statuetta di guerriero di epoca romana. Fu Bernardino Spada a volere la Galleria prospettica: interessato alle illusioni ottiche, egli probabilmente desiderava a far risaltare un sottotesto morale rispetto all’effetto prospettico, simboleggiante l’inganno morale e l’illusione delle grandezze terrene che poi si rivelano ben poca cosa. Inizialmente decorata con degli affreschi di Giovanni Battista Bagni, alla galleria fu in seguito aggiunto un colonnato.

Federico Zeri cercò di ricreare nelle quattro sale del museo l’originario aspetto che dovevano avere nel Seicento e nel Settecento, pertanto oggi la Galleria Spada si presenta come un esempio superstite di pinacoteca antica. I quadri sono disposti sulle pareti in file successive e si integrano con gli arredi, i mobili e le sculture delle stanze.
Il museo è sito al primo piano del palazzo, nell’ala appartenuta al cardinale Girolamo Capodiferro, e si compone di quattro sale con opere di gran pregio e di pittori tra i quali Andrea del Sarto, Jan Brueghel il Vecchio, Artemisia Gentileschi, Orazio Gentileschi, Guercino, Guido Reni, Tiziano, Domenichino e Gian Lorenzo Bernini.
La prima sala è conosciuta anche come Stanza dei Papi, per via delle cinquanta iscrizioni illustranti la vita di alcuni pontefici; viene chiamata anche Stanza del Soffitto Azzurro, per via del soffitto ricoperto da una tela di questo colore. La sala II e la sala III ospitano fregi a tempera dipinti da Perin del Vaga, e furono progettate e costruite tra il 1636 e il 1637 per porvi la collezione del Cardinale Bernardino Spada. Infine, la sala IV venne costruita a sostituzione di una terrazza in legno affacciata sul giardino; ora vi sono esposti dipinti della scuola caravaggesca.

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