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È il comune più alto della provincia di Roma, il secondo del Lazio dopo Filettino. Il paesino Cervara di Roma porta scolpita nella sua roccia, una storia tutta da scoprire…
Hanno deciso di abitarci poco più di mille persone, ma Cervara ha un fascino tutto suo, nei suoi 1.053 metri d’altezza sul livello del mare. A vederlo da lontano pare solo un paesello arroccato, eppure se ci si addentra fra le sue viuzze si puoi scorgere da subito la bellezza e la particolarità, quasi surreale, delle sue ambientazioni, tra il silenzio della Valle e il fruscio dei lecci.
(Fonte: SiViaggia)
“Paese scolpito nella roccia”, lo chiamavano negli anni ’80 e la motivazione risiede, ancor oggi, nell’estro che proprio qui decisero di esprimere gli allievi del prof. Bianchi dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Non furono gli unici ad amare questo luogo, a frequentarlo e a trasformarlo: prima di loro e dopo di loro, tanti furono gli artisti a lasciare a Cervara tracce di sé e del proprio cammino artistico. E sotto le più svariate forme, tuttora osservabili e fruibili dai visitatori: murales, affreschi, dipinti, poesie e brani musicali, poi trascritti dai cervaioli sui muri delle proprie abitazioni. Borgo sul monte Pilone, a cui venne conferito il premio borgo autentico d’Italia, nel 1991, con il patrocinio della Comunità Europea, Cervara ricevette persino il diploma di Villaggio Ideale d’Italia.
Ma quali sono le opere di questo antico borghetto a due passi da Roma? Perché è definito museo a cielo aperto? E come si può raggiungere dalla capitale? Queste le domande a cui cercheremo di rispondere in questo articolo, certo limitante rispetto all’unicità della storia di questo paesino.
(Fonte: Viaggi Fanpage)
Tutto ebbe inizio nel 1984 quando, a Cervara, venne firmato il progetto “Arte per la pace“. È in quel momento che ondate di scultori, pittori, street artists, poeti e cantautori cominciarono a riversarsi in questo luogo, modellandone per sempre l’identità. Cervara divenne presto una tela, un foglio bianco pronto ad ospitare pennelli, scalpelli e penne dei più disparati autori. Le sue pareti rocciose cominciarono a prendere forma, i suoi muri cominciarono a colorarsi e le sue strade a farsi vive. Nacquero così la Porta del Millennio, l’entrata in una dimensione spazio-temporale altra rispetto alla realtà, i Semi della Roccia, a richiamo dei mari, dei cieli e dei prati fioriti.
Ma anche L’Acqua sorgente di Vita, rappresentazione di forme umane e astratte incastonate nella pietra; il Volo di Icaro, nella piazza, anelo di libertà contro violenza e guerra; la Scala dell’Infinito, creata per rendere omaggio ai celebri versi di Leopardi; la Scalinata degli artisti, inno della connessione tra umanità e cosmo, tripudio di sculture dalle fattezze mistiche; e, infine, La Scalinata dell’Arte per la Pace che, dal fondo alla rocca, sale come un encomio alle figure femminili, ai totem, agli animali, ai libri e a personaggi onirici e fantasiosi come gli gnomi. Simboli – ognuno – della fratellanza possibile tra i popoli.
(Fonte: Tablet Roma)
Ché sono proprio la diversità altrui, la ricchezza dello scambio e la tolleranza, i contenuti umanistici di Cervara. E allora il suo corredo artistico non è che la testimonianza di quella possibilità, tutt’altro che remota, di convivenza pacifica fra tutte le creature e le culture del mondo (conosciute o meno, reali o immaginarie). Per questo motivo, il premio Nobel Carlo Rubbia, fisico accademico italiano, firmò il manifesto costitutivo di questo grandioso museo en plein air. Emblema di un’arte che si fa strumento, per il raggiungimento del fine sociale ultimo: la Pace. Non a caso dal 1991 la roccia viva di Cervara, narrazione di racconti, gesta e sentimenti è diventata la Montagna d’Europa dedicata alla Pace.
Per raggiungerla in automobile, da Roma, vi basterà prendere la A24 (Roma-L’Aquila) e dopo circa 40 Km, uscire in direzione Vicovaro-Mandela, precorrendo infine la S5 (Tiburtina) per altri 13 Km.
(Fonte: Blog Vacanza)
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