La Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami e la storia della sua confraternita
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Proseguiamo il nostro viaggio per Roma seguendo gli svincoli dell’autostrada 90: oggi vediamo insieme cosa vale la pena vedere prendendo la dodicesima uscita del raccordo, Sant’Alessandro-Centrale del Latte di Roma.
Imboccando lo svincolo 12 del raccordo anulare ci si inoltra nella zona urbanistica di Sant’Alessandro, il cui centro attuale si è sviluppato nella seconda metà del Novecento a seguito dell’installazione, tra la via Nomentana e la via Tiburtina, della Centrale del Latte di Roma. Tuttavia, l’area è ricchissima di luoghi interessanti dal punto di vista storico e archeologico. Meritano una menzione le Catacombe di Sant’Alessandro, che danno il nome alla zona, situate al miglio VII di via Nomentana. Il complesso cimiteriale, che comprende anche una basilica eponima risalente al II secolo a.C., è stato scoperto casualmente durante una campagna di scavi archeologici nel 1854 e versa ora in un gravissimo stato di abbandono. Gli scavi erano infatti mirati a ricercare le rovine di Ficulea, antica città del Lazio, individuata al km 13 della via Nomentana. Ficulea, il cui nome, secondo una delle ipotesi in merito, deriva dai figules (i vasai) che la abitavano, si estendeva a nord della via Nomentana. La via stessa in precedenza si chiamava Ficulense fino a quando non fu conquistata dai romani e prolungata fino a Mentana, in latino Nomentum, nome col quale fu ribattezzata.
La zona ospita una consistente presenza di ruderi romani risalenti al I secolo a.C., come la Villa a Sant’Alessandro. La costruzione del I secolo subì alcune modifiche in età imperiale, quando in zona vennero erette le prime fornaci. La villa, attraversata da Via Dante da Maiano, è visibile dalla via stessa. La porzione più grande della villa si trova a nord di Via Dante da Maiano, ove vi è il giardino, in seguito suddiviso in due parti tramite una costruzione centrale, contornata da un portico di cui rimangono i lati ovest e nord. Le cinque sale a sud della tenuta risultano gravemente danneggiate dalla realizzazione della via stessa e dal susseguirsi di lavori agricoli: restano visibili i muri perimetrali e alcuni resti delle pavimentazioni. Su via Forno Casale esiste invece traccia di un ninfeo del III/IV secolo d.C. e di più antiche terme romane, probabilmente del I secolo a.C. Adiacente all’uscita del GRA, al civico 1365 di via Nomentana, sorge invece il cosiddetto Torraccio di Capobianco, detto anche Torre Castiglione. La costruzione era nata in realtà con funzione sepolcrale, eretta probabilmente in età augustea, e solo nel XIII secolo venne riconvertita in una torre di vedetta, da cui il suo nome attuale.
Non tutti sanno che i grandi stabilimenti di produzione casearia della città capitolina sono situati relativamente da poco tempo in zona Sant’Alessandro. Lo stabilimento, infatti, è stato fondato nel 1910 come azienda speciale del Comune di Roma, nato dalla Convenzione tra il Comune di Roma e la Società Italiana di alimentazione. La sua sede era collocata in pieno centro storico, precisamente in Via Giolitti, nelle immediate vicinanze della Stazione Termini. Il grande complesso, dove si provvedeva a tutti i processi di mungitura, pastorizzazione e confezionamento del latte, era stato progettato dall’architetto Innocenzo Costantini e si estendeva su tutta l’area di Piazza Pepe. Solo nel 1979, per la crescente domanda di esigenze produttive, la sede viene trasferita nella periferia nord-est di Roma, dove gli attuali stabilimenti moderni consentono di sostenere una produzione di 900 tonnellate giornaliere. Per quanto riguarda la sede originaria in via Giolitti, l’abbattimento venne quasi totalmente eseguito entro l’agosto del 1990: è possibile oggi osservare solo la struttura centrale dell’antico stabilimento, preservato come documento di architettura razionalista degli anni Trenta.
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